

Kiss of the Damned

Djuna è un'affascinante vampira ritiratasi a vivere in una splendida magione nel Connecticut. Conosce Paulo, uno sceneggiatore che si innamora di lei. Djuna non vorrebbe coinvolgerlo nel suo inevitabile destino, ma poi cede alla passione. L'arrivo della malefica sorella Mimi metterà in pericolo la loro relazione e la vita dell'intera comunità.

Romantici, assetati di sangue, raffinati, volgari, belli, orribili...
fino agli ultimi, vegetariani e luccicanti al sole. Per alcuni, la Twilight Saga ha compromesso la lunga e gloriosa carriera dei vampiri in un mare di teen romance e brutti effetti speciali. Xan Cassavetes, figlia di John ed esordiente tardiva (47 anni), non ignora questi recenti sviluppi nel suo Kiss of the Damned, storia d'amore tra una vampira (Joséphine de La Baume) e uno sceneggiatore (Milo Ventimiglia) prontamente trasformato da lei per godere di un amore eterno. Di mezzo ci si mette la di lei sorellina (Roxane Mesquida), che ama mettere zizzania.
La storia d'amore tormentata e il triangolo ci sono: non mancano nemmeno
i “vampiri vegetariani” che si nutrono di sangue animale e plasma
artificiale per una convivenza pacifica con gli umani (anche se la
leader succhiasangue ribadisce “Questo è il nostro mondo, non il loro”). Insomma, ci troviamo di fronte a una versione “autoriale” dei vampiri di Stephenie Meyer.
A mancare è però una capacità di scrittura in grado di fare emergere
temi sulla carta anche interessanti come la creazione di una società
civile di vampiri, che nasce dalla scelta di non vivere come delle
bestie selvagge e rinunciare alla violenza sugli umani. La Cassavetes si
limita a esporre di seguito tutti questi temi nel corso di un dibattito
a casa della capo-vampira dopo una festa, per poi non trattarli più per
tutto il film. La regia, poi, non aiuta: inquadrature piatte e dilettantesche, fotografate in un digitale insipido.
Non convince nemmeno troppo il triangolo: De La Baume e Mesquida sono
indubbiamente sensuali, ma la regista non è in grado di far risaltare
questo loro tratto. La storia d'amore tra la prima e Ventimiglia
vorrebbe trasudare passione eterna ma non riesce ad andare oltre al
colpo di fulmine adolescenziale. Meglio a questo punto la tanto
vituperata Twilight Saga: almeno è consapevole della propria natura di
feuilleton e raggiunge il suo target con efficacia, cosa che non si può
dire di questo pasticciaccio pseudo-autoriale e soporifero.
di Marco Triolo