

Survival of the Dead

Su un'isoletta al largo della costa nordamericana i morti tornano a minacciare i vivi, ma gli abitanti dell'isola non riescono a sterminare i propri cari defunti nonostante il crescente pericolo che proviene proprio da quelli che un tempo amavano. Un isolano ribelle dà la caccia a tutti gli zombie che riesce a trovare e perciò viene bandito dall'isola, dopo avere assassinato i suoi vicini e i suoi amici.

Sesto capitolo di una saga ideale dedicata ai morti viventi, ecco arrivare in concorso a Venezia 2009 "Survival of the Dead" (id., 2009) di George Romero,
che con questo nuovo lungometraggio conferma ancora una volta (se mai
ce ne fosse stato bisogno) di essere l'indiscusso maestro per quanto
riguarda questo "sotto-genere" dell'horror.
Già, perché a ben vedere anche quesa sua utlima fatica, poverissima e
ridotta all'osso nell'uso di trucco ed effetti speciali, risulta alla
fine molto più interessante e lucida di molti zombie-movie visti
recentemente, anche di quelli passati a questo festival. Il fatto è che
Romero riesce ogni volta a sopperire alla mancanza di budget con le
idee, con una storia che ancora una volta contiene in filigrana una
spietata critica all'"american way of life". In aggiunta a questo,
stavolta il geniaccio neworkese si spinge addirittura verso l'attacco
frontale del genere americano/hollywoodiano per eccellenza, il western.
Ambientato quasi tutto su un'isola popolata da umani che sono più
mostruosi delle creature risorte, "Survival of the Dead"
si presenta infatti come una variazione di western contemporaneo,
lucido e stringato, in cui i personaggi si sfidano a colpi di battute
virili e posseggono psicologie tagliate con l'accetta, in perfetto
stile John Wayne. Il risultato però è efficace senza scadere nella
parodia inerme, tutt'altro: dietro a tutto questo si trova ancora un
cineasta che ha qualcosa da raccontare, ed ha ben precisa l'idea di
come farlo.
George A. Romero è
davvero uno dei grandi "puri" del panorama cinematografico
contemporaneo. Continua imperterrito a portare avanti il suo cinema
corrosivo, nonostante sia evidente che i mezzi a disposizione sono
sempre pochi, e bastano a malapena. Eppure i suoi film continuano a
convincere gli appassionati, magari anche soltanto i suoi. E questo "Survival of the Dead" non fa eccezione: non sarà angosciante come "La notte dei morti viventi" (Night of the Living Dead, 1968), non sarà nichilista come "Zombi"
(Dawn of the Dead, 1978), ma rimane comunque un film di Romero, e
conseguentemente contiene al proprio interno abbastanza elementi di
interesse per strappare un giudizio positivo.