Festiva del Cinema di Venezia 2015
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Beasts of No Nation – La recensione da Venezia

L’epopea di un soldato bambino come riflessione sull’insensatezza di ogni conflitto: il regista di True Detective conquista il Lido

Beasts of No Nation

03.09.2015 - Autore: Marco Triolo (Nexta), da Venezia
Dopo True Detective, Cary Fukunaga poteva fare qualsiasi cosa, lavorare con qualunque star di Hollywood. Ci aspettavamo grandi cose dal suo It, ma ora che il regista è uscito da quel progetto dobbiamo smettere di pensare a quello che avrebbe potuto essere e focalizzarci sul presente. Beasts of No Nation non è solamente un premio di consolazione, è la conferma della statura raggiunta dall'autore nippo-svedese-americano. Trapiantato in Africa, un luogo cui culturalmente non appartiene, Fukunaga si ispira al romanzo di Uzodinma Iweala per mettere in scena un'epopea di rara potenza visiva e narrativa, il racconto (per ora) definitivo sulla vita di un soldato bambino.

Beasts of No Nation è un'opera altamente stilizzata, dalla messa in scena - oltre che regista, Fukunaga è anche direttore della fotografia - all'astrazione con cui affronta il tema della guerra perpetua. Il paese africano in cui si svolgono le vicende non viene mai menzionato, perché non conta. Così come non conta sapere contro chi l'armata di ribelli giovanissimi capitanata da Idris Elba si scontra. E infatti Fukunaga decide di non mostrare mai il nemico invisibile, limitandosi a farcene sentire i colpi di artiglieria schizzare tra le fronde della giungla. L'insensatezza della guerra risalta anche di più, in questo modo, perché spogliata di qualunque fine se non quello di reiterare se stessa.

La fotografia, umida e dai colori carichi, fa pensare spesso ad Apocalypse Now, così come le pause liriche in una narrazione altrimenti serrata, ma ci sono echi di Spielberg. A tratti, quando ad esempio il giovane protagonista incontra per la prima volta la sua nuova famiglia di guerriglieri nella giungla, pare quasi un Hook rivisto attraverso lo sguardo di Coppola. Elba è tanto Kurtz quanto un Peter Pan consumato e mutato da guerra e violenza, costretto a crescere in fretta e a lasciarsi alle spalle una troppo breve infanzia. Proprio come il protagonista Agu. Che ha il volto di uno straordinario Abraham Attah, un ragazzino di un'intensità adulta che si sposa perfettamente con la doppia anima del suo personaggio, infantile e "anziana" allo stesso tempo.

Fukunaga viaggia sempre sul filo del rasoio tra stilizzazione calibrata e auto-compiacimento, ma non cade mai dalla parte di quest'ultimo, per fortuna, un po' come faceva, ma con meno successo, con True Detective.

Il film è prodotto da Netflix e sarà distribuito contemporaneamente online e in sala ( in USA) il 16 ottobre. Speriamo che, con l'arrivo della piattaforma streaming in Italia a ottobre, si decida di fare lo stesso nel nostro paese.

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