
Non abbiamo visto la maggior parte dei film presentati al festival 'indie' per eccellenza creato da Robert Redford, ma quello di Damien Chazelle - regista e sceneggiatore non nuovo a drammi musicali (visto l'esordio su un trombettista e il prossimo La La Land sulla passione di un pianista, entrambi jazz) - e' davvero un film che merita ogni plauso (come accaduto al Sundance e a Cannes, a Toronto e ora a Torino). Prima ancora di arrivare a parlare degli attori.
Il fatto di provenire da un cortometraggio dallo stesso titolo e sullo stesso tema - presentato (e vincente anch'esso) al Sundance del 2013 - ha sicuramente aiutato, come non e' stato secondario affidare allo stesso J.K. Simmons il ruolo del temibile ed esasperante Terence Fletcher. Ma la brevita' dello script (fino al 2012 incluso nella famosa Black List delle sceneggiature in cerca di realizzazione) e l'essenzialita' dello sviluppo - ennesima dimostrazione - sono l'arma segreta del regista, che si dimostra piu' che abile nella gestione del materiale a disposizione.

Non un semplice film musicale, ne' uno scontro generazionale, ne' una cronaca del genio e delle ossessioni che porta con se', Whiplash e' un crescendo fatto di cambi di tono e di momenti frenetici, un emozionante risultato di una regia e un montaggio che non e' frequente vedere, soprattutto tanto coordinati e capaci di esaltare le prove attoriali suddette. In questo senso, si segnala l'ottima scelta di Miles Teller, che si dimostra particolarmente intelligente per un attore che meritava una parte da protagonista assoluto, definitivo trampolino per uno degli attori giovani piu' sotto osservazione del momento.