
Sia lo spettacolo, sia il film, superano la storia di von Sacher-Masoch, in un certo senso ne svelano il significato nascosto, per riflettere sull’esistenza di dinamiche masochiste all’interno della relazione seduttiva e amorosa, e ipotizzando che esse nascondano un crescente maschilismo e un’erronea concezione dell’amore come subordinazione. Tutti enormi fraintendimenti dei quali è responsabile l’uomo contemporaneo e degni di essere puniti dall’incarnazione atavica del sentimento più puro, la dea Venere.
??Vanda (Emmanuelle Seigner), l’attrice, e Thomas (Mathieu Amalric), il regista, si ritrovano a teatro durante l’audizione per individuare il cast dell’adattamento del romanzo di von Sacher. Tra una battuta e l’altra e superando la diffidenza iniziale di Thomas nei confronti di Vanda, all’inizio troppo sanguigna per il ruolo dell’algida Wanda von Dunajew, i due attori si troveranno invischiati nel testo fino a confondere realtà e finzione.
?Dopo Carnage, e forse il primo masochista è proprio lui, Polanski sceglie ancora un impianto teatrale, claustrofobico, serrato, per torturare i propri protagonisti fino a mostrarne la natura più intima e repellente. L’amore è potere, sottomissione, sofferenza? Oppure questa concezione, come pronuncia Vanda, appartiene a un altro ambito, il porno, e chi confonde i due aspetti è vittima di un grande equivoco collettivo? Venere in Pelliccia, dà una personale risposta a questo interrogativo attraverso un raffinato lavoro di sceneggiatura, recitazione e coraggio, che mostra un Polanski vitale, purissimo e appassionato.
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