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TIGERLAND
Tigerland

25.10.2001 - Autore: Adele de Gennaro
E solo una singolare coincidenza che Tigerland, il film di Joel Schumacher sugli orrori dellaaddestramento alla guerra del Vietnam, esca proprio nei giorni più caldi del conflitto in Afghanistan. E certo non sono pochi i motivi per vedere questo film, distribuito dalla Medusa e in uscita venerdì 26 ottobre. Chi pensa che si tratti dellennesima pellicola sul Vietnam, si sbaglia di grosso: certo, è questa la ferita ancora sanguinante degli americani, ma quello che interessa al regista non è tanto lennesimo punto di vista sulla guerra del Vietnam, quanto gli ingranaggi devastanti della disciplima militare che spingono migliaia di giovani vite ad un destino di morte, oggi come ieri.
Ma non solo. Con Tigerland, girato in uno stile fortemente influenzato dai canoni del Movimento Dogma di Lars Von Trier, Schumacher cambia decisamente direzione, dimostrando che anche i cosiddetti registi da blockbuster possono avere unanima. Dopo aver firmato film come Il cliente, Il tempo di uccidere e Batman Forever, tutti campioni dincasso in America, Schumacher volta ora le spalle ad Hollywood, un cambiamento che denota segnali di stanchezza per un sistema basato sullindustria e sulle regole del business. Le prime avvisaglie si erano già avute in 8 mm- Delitto a luci rosse e Flawless, ma la vera svolta verso opere meno commerciali è sicuramente con Tigerland, girato in soli 28 giorni in una vera base militare in Florida con attori quasi sconosciuti. Scritto da Ross Klavan (richiamato tra i riservisti dellesercito nel 1971, era nel reparto di fanteria avanzata di Tigerland) e Michael McGruther, il film è ispirato a fatti realmente accaduti e, anche se i personaggi cadono talvolta nei soliti clichè da eroe tipici della cinematografia americana, ci mostra un ritratto generazionale sincero, che non ha nulla da spartire con la volgarità dei film adolescenziali di oggi. I ventenni di Tigerland sono molto diversi da quelli del 2000, ma in fondo non sono così distanti dai loro coetanei impegnati oggi in Afghanistan: a cambiare sono solo le illusioni delle prospettive. Interpretato da Colin Farrell, Matt Davis, Clifton Collins, Thomas Guiry e Shea Wigham, tutti attori lontani dallo star-system, il film racconta con uno stile a tratti documentaristico ( girato in 16 mm e utilizzando macchine da presa a spalla) la storia di un gruppo di giovani soldati in partenza per il Vietnam. Uomini allo sbaraglio, ma capaci di dimostrare amicizia, lealtà e coraggio, proprio come Bozz, un anti-Rambo che invece di usare le pallottole preferisce salvare la vita dei suoi compagni con le armi del diritto. E anche se qui e là affiora qualche ombra di retorica, non importa. Alla fine è la forza emotiva della storia a vincere su tutto.