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The man who wasn't there

L'uomo sbagliato nel posto sbagliato: il nuovo film dei fratelli Coen che vince il premio come miglior regia.

L'uomo che non c'era

12.04.2007 - Autore: Alessandro La Rocca - Filmaker-s magazine
L’uomo sbagliato nel posto sbagliato.

Tornano i fratelloni Joel ed Ethan Coen da New York (co-sceneggiatori di tutti i loro film, mentre la regia è delegata a Joel) che fanno centro con “The Man Who Wasn’t There”, noir in bianco e nero ambientato in California nel 1949 con un truccatissimo, invecchiato, irriconoscibile Bill Bob Thornton.

Il protagonista di “The Man Who Wasn’t There” è un barbiere insoddisfatto della propria vita. Laconico, impenetrabile, grigio come la tonalità cromatica del film, apparentemente incapace di provare e manifestare emozioni, approfitta dell’infedeltà della moglie e di una proposta d’affari di uno strampalato cliente del suo salone per cambiare la propria vita. La sua trovata è quella di ricattare l’amante della moglie (il suo datore di lavoro) e, con i soldi del ricatto, investire nell’affare propostogli dal cliente: lavanderie a secco. Ma la scelta, nella migliore tradizione dei Coen (alla “Fargo”) innesca un’accidentale, terribile, incontrollabile reazione a catena fatta di sangue, processi, segreti che emergono dal passato, vite distrutte. Fino al drammatico finale, definitivo e catartico come in una tragedia greca.

Accanto ai personaggi principali e alla solita, grottesca, compagine di caratteristi, “The Man Who Wasn’t There” ha un protagonista invisibile, un oscuro burattinaio che di volta in volta assume le sembianze di italo-americani o italo-tedeschi, pianiste in erba, poliziotti sensibili, giudici impenetrabili: il destino. Perché in fondo il film dei Coen è proprio questo: un inno al fatalismo, un raffinato e nostalgico inchino alla superiorità degli eventi, più forte degli uomini e delle loro idee.

Il tutto raccontato con un ritmo rarefatto e straniante, una recitazione che evoca il cinema di genere degli anni Quaranta (oltre a Bill Bob Thornton, bravissima anche Frances McDormand - nella vita moglie di Joel Coen - che interpreta la moglie del barbiere), colpi di scena a ripetizione, citazioni raffinate e nostalgiche, eccellente fotografia e le solite, irresistibili incursioni nel grottesco.

Un inno al fatalismo, un nostalgico omaggio alla forza degli eventi. Supportato da grandi recitazioni e dal solito senso del grottesco dei Coen.
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