E'
innegabile che la cultura e la poetica cinematografica di Quentin Tarantino ha
influenzato molto del cinema americano (e non solo) degli ultimi quindici anni.
Purtroppo la sua straripante vena registica, unita ad un senso del dialogo
personalissimo non sono fattori che possono essere riprodotti con gli stessi
risultati, ma al massimo imitati. Se alcune di queste "copie" sono
riuscite, nella maggior parte dei casi invece ci si è trovati di fronte ad una
serie di prodotti inutilmente barocchi nella messa in scena, e sconclusionati
nell'impianto narrativo. E' purtroppo il caso di questo stordente "Smokin'
Aces", opera seconda del californiano Joe Carnahan dopo l'interessante
esordio del ben più cupo e lucido "Narc" (id., 2002).
Risulta
praticamente inutile tentare di riassumere una trama che si rivela da subito
del tutto pretestuosa, funzionale per il solo fatto che deve assemblare senza
troppo senso logico una serie di scene d'azione con altrettanti intermezzi
comico-grotteschi; l'incipit del film è lunghissimo, con la presentazione di
tutti i personaggi che va avanti per mezz'ora senza che in realtà serva
veramente a qualcosa. Poi arrivano una sequenza inaudita di scene ad effetto
realizzate con un gusto visivo sovraccarico ai limiti del trombone, che esplode
infatti in un finale lunghissimo che è un tripudio di sangue e ralenty
istrionici.
Alla
fine di tutta questa sarabanda, cosa rimane? A dire il vero quasi nulla:
“Smokin’ Aces” si rivela un lungometraggio talmente sopra le righe che sconfina
più volte i limiti dell’esagerazione: Carnahan non riesce a controllare la
materia narrativa, e tratteggia con eccessiva fratta tutti i personaggi, salvo
poi immergerli in atmosfere pulp che quasi mai sono effettivamente motivate.
Almeno la metà delle figure che compaiono in scena quindi sono superflue, e
risultano irritanti.
Se proprio si vogliono trovare dei punti a favore di
questa pellicola, il primo può essere sicuramente scorto nell’avvenenza di
Alicia Keys, cantante esordiente che dimostra quanto meno di saper stare in
scena con indubbio fascino. Se poi si riesce ad arrivare in fondo a questo
carnevale di sangue l’ultimissima scena – per quanto illogica – funziona bene a
livello puramente cinematografico, regalando allo spettatore il primo vero
momento di un’emozione che i precedenza è stata totalmente preconfezionata.
La
generazione post-tarantiniana ha dimostrato che un determinato tipo di stilemi
cinematografici sono difficili, quasi impossibili da padroneggiare senza
perdere di vista la misura. “Smokin’ Aces” infatti non possiede il minimo senso
del ritmo, attraversato in maniera incoerente da accelerazioni e frenate che
sembrano andare dietro al gusto del regista ma non seguire uno schema ben
ordinato. Ne è venuto fuori un prodotto confezionato in maniera molto confusa,
che invece di coinvolgere lascia abbastanza sconcertati.
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Sulle orme di Tarantino
E' innegabile che la cultura e la poetica cinematografica di Quentin Tarantino ha influenzato molto il cinema americano (e non solo) degli quindici anni. "Smokin' Aces" è l'ultimo prodotto
12.07.2007 - Autore: Adriano Ercolani