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'Stregati dalla luna'
'Stregati dalla luna'

14.04.2003 - Autore: Luca Persiani
Autunno a Napoli. Dario (Pino Ammendola) e Carlo (Maurizio Casagrande) possiedono un piccolo ristorante con un cameriere, Massimo (Maurizio Aiello), molto più interessato alle donne che al suo lavoro. Miria (Maria Grazia Cucinotta) è un poliziotto, Carlo (Nicola Pistoia) è un carabiniere: nonostante la rivalità storica fra le due armi i due si amano, e dopo otto anni di frequentazione decidono di fidanzarsi. Daranno il pranzo di fidanzamento nel locale degli amici Dario e Carlo. Ma la gelosia è in agguato, e in più nella vita dei quattro uomini sta per piombare dal cielo la splendida Viviana (Megan Gale)
Il commento
Quante barzellette sui carabinieri si possono ancora raccontare o inscenare in un film? Quante battute si possono costruire sulla definizione da cruciverba contiene le costole (comincia per A)? Quante altre storie si possono raccontare con protagonisti quattro uomini, di cui uno prestante, uno simpatico, uno seduttore non più giovane, uno imbranato? Quanto tempo può durare un film privo di trama? A queste e altre domande risponde lultima fatica di Pino Ammendola e Nicola Pistoia, il duo responsabile di diverse commedie teatrali incentrate sulla parola uomini, con titoli a volte non proprio sensatamente ricalcati -come omaggio/parodia- su film di successo, commedie poi diventate spesso lungometraggi: Uomini sullorlo di una crisi di nervi, Uomini stregati dalla luna (alla base di questo film), Uomini targati Eva, Mezzi uomini. Stregati dalla luna, in particolare, è unopera che spinge con prepotenza a ragionare sui meccanismi della risata in un certo tipo di cinema popolare: assodato che qui lintreccio (quasi inesistente) è completamente privo di interesse, che non cè la minima volontà di costruire un discorso cinematografico di qualche tipo, rimangono Megan Gale, sullo schermo unicamente per assolvere al ruolo di attrazione carnale per lo spettatore maschile, Maurizio Aiello (Un posto al sole, Il maresciallo Rocca), stesso discorso per il pubblico femminile, le facce degli attori, le situazioni, le gag verbali. Il problema è che nessuno di questi elementi ha lo spessore per interessare o divertire in alcun modo. Stare unora e mezza seduto in un cinema a guardare Ammendola e compagni lanciarsi battute del calibro di secondo me quello è scemo, rivolto dagli amici a Carlo dopo la sua ennesima gaffe da carabiniere, in cambio di venti minuti di Megan Gale in déshabillé e pochi secondi di Maria Grazia Cucinotta nella stessa situazione è una prova troppo estrema anche per il maschio italiano perennemente assediato dai suoi istinti sessuali sfogati acquistando tutti i calendari delle attrici usciti in edicola. Né si può concedere al gruppo di attori quel poco fascino perverso che ancora emanano gli stilizzatissimi corpi sopra le righe e i faccioni di gomma del cinema dei fratelli Vanzina (che se non altro hanno lonestà di non infarcire i loro film con sfacciatissime panoramiche ripetute sul golfo di Napoli). Nemmeno hanno senso le macchiette stiracchiate e casuali del napoletano che suona la chitarra nelle occasioni importanti, del napoletano ladro impacciato, del napoletano che fa tranquillamente la schedina mentre rapinano la banca in cui è impiegato di sportello, del napoletano che è più preoccupato del caffè che del suo lavoro. Un cinema che sopravvive solo nella speranza che un certo pubblico automatico non si accorga della differenza con quello che la televisione gli propone ogni giorno.
In sintesi
Uno stantio film barzellettistico con un paio di belle ragazze.
Il giudizio
Sfinente e privo di interesse.