
Il film ha un tema molto difficile ma lo tratta con grazia ed è in grado di commuovere davvero: al centro della storia c'è John May, un impiegato comunale la cui occupazione è trovare i parenti più stretti delle persone morte sole. La sua vita regolare, scandita da un metodo di lavoro meticoloso e da abitudini precise, è scossa dalle fondamenta quando viene licenziato all'improvviso: prima di andarsene, però, prende a cuore l'ultimo caso, quello di un uomo morto nel condominio di fronte al suo. Un palazzo gemello e un appartamento praticamente identico al proprio, che gli fanno rimettere tutto in prospettiva.
Pasolini gira con mano esperta questo dramma, facendosi punto di vista invisibile delle vicende. Ci vuole bravura anche nel defilarsi, nel raccontare senza strafare con i toni melodrammatici, compito che al regista riesce alla perfezione. Il pubblico, però, noterà certamente di più Marsan e il suo straordinario ritratto di un uomo solo e placidamente disperato, che in qualche modo riesce a sopravvivere in un mondo di cui vede solo gli aspetti più cupi, la morte e l'indifferenza, e verso la fine incontra anche la speranza e, forse, l'amore. È grazie a lui, oltre alla già citata grazia di Pasolini, che le scene più smaccatamente commoventi non cadono nel patetico. È grazie a lui se si esce dalla sala asciugandosi le lacrime.

Still Life non sarà certo un capolavoro, ma è un piccolo film che sa quali corde toccare per commuovere e far riflettere sulla vita e su come, a volte, la sprechiamo senza rendercene conto. Una lezione da tenere ben presente.
Il film è distribuito in Italia da BIM e uscirà il 12 dicembre. Qui il trailer.