
Per farlo il film sceglie una location insolita e sfrutta lo spazio dividendolo in rotte precise. Il movimento ascensionale, la funivia che dal basso della vita squallida quotidiana porta il fratello piccolo Simon (Kacey Mottet Klein) verso l’alto della stazione sciistica dove ruba sci per guadagnare piccole somme, e quello rotatorio, la facciata degli chalet e dei collegamenti che accolgono i turisti ruota di 180 gradi fino a mostrarci la realtà dei lavoratori stagionali. Mentre la fratellanza racconta una parabola discensionale comune e priva di redenzione, Léa Seydoux è a suo agio nel ruolo della sorella maggiore Louise, ragazza interrotta e anaffettiva. La forza del film risiede in un particolare lavoro sullo spazio che in ogni momento sottolinea la piccolezza di un’esistenza non sostenuta dal denaro, apparentemente unico centro di gravità permanente. Ogni anfratto della stazione è reinventato secondo la prospettiva insolita di Simon, parassita che sfrutta ogni fessura, ogni momento di distrazione, per rubare e sopravvivere come abitante di una realtà parallela che mai si congiungerà con quella principale, luccicante e spensierata.

Ed è l’esasperata narratività dei luoghi, sproporzionati e immutabili, a travolgere la visione fino quasi a soffocare i personaggi, a diminuire le loro piccole dinamiche sterili. Qualcuno ci dica chi sono Louise e Simon e che non saranno spazzati via dal prossimo inverno, dall’arresto della funivia per la stagione calda, o dall’esaurimento dei pochi soldi racimolati giornalmente. Ma le risposte, non arrivano e soprattutto non consolano.
"Sister", in uscita l'11 maggio, è distribuito da Teodora Film.
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