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Shrek 2

Entusiasmante il seguito delle avventure di Shrek. Le variazioni apportate al cast, alla storia ed alla fattura visiva delle ricostruzioni in digitale impreziosiscono ulteriormente un'opera già di per sé superlativa; fantasioso, irriverente e quasi mai "buonista".

SHREK 2

10.05.2005 - Autore: Adriano Ercolani
di Andrew Adamson, Kelly Asbury, Conrad Vernon; voci di Mike Myers, Eddie Murphy, Cameron Diaz, Antonio Banderas.   Se era difficile pensare di poter migliorare un cartone animato prodigioso come “Shrek” (id., 2001), ebbene, la seconda puntata delle avventure dell’orco e della sua combriccola di svitati riesce nell’impresa. Rimanendo fedele alla formula ed agli stilemi che hanno decretato l’enorme fortuna del primo episodio, il team di ideatori di “Shrek 2” (id., 2004) ne ha decisamente approfondito le tematiche portanti, rendendo tutti i numerosi personaggi della storia ancora più divertenti e psicologicamente ben delineati. Grazie ad una serie di trovate comiche spumeggianti, che variano dalla battuta sapida ad una parata di spassosissime citazioni cinefile, gli autori della sceneggiatura hanno confezionato un piccolo-grande gioiello, dotato di un ritmo sferzante ma anche di spunti di riflessione precisi e coinvolgenti. Tutto il discorso sulla diversità ad esempio, tema portante della saga dell’orco e della sua amata principessa Fiona, viene ulteriormente approfondito di sfaccettature, anche grazie all’introduzione delle figure dei genitori di lei, spaventate nel vedere la figlia prediletta sposata ad un “mostro”. Tra le “new entry” del secondo episodio non possiamo però non regalare lo spazio dovuto al superbo Gatto con gli stivali, capolavoro di comicità guascona ed insieme amorevole micino. Insomma, “Shrek 2” si merita davvero l’appellativo di miglior cartone animato (ma è ancora possibile chiamarli “cartoni animati”?) di questo Natale 2004: le variazioni apportate al cast, alla storia ed alla fattura visiva delle ricostruzioni in digitale impreziosiscono ulteriormente un’opera già di per sé superlativa; fantasioso, irriverente, quasi mai “buonista” come purtroppo troppi altri cartoni lo sono, il film di Adamson & co. Merita di sicuro l’enorme successo al botteghino che ne ha fatto il quarto incasso della storia del cinema americano – 440 milioni di dollari incassati nel solo mercato U.S.A. Un ultima osservazione sul film: “Shrek 2”, pur essendo a nostro avviso un film che in un certo qual modo rivoluziona, non soltanto a livello estetico, il modo di progettare ed ideare animazione (anche quella creata al computer), lo fa attraverso un aggiornamento ed un superamento degli stilemi che hanno da sempre “scritto” questo genere. In questo senso, il film di pone come logica e coerente continuazione di una tradizione cinematografica che nel corso degli anni ha imposto ai propri prodotti una precisissima riconoscibilità estetica, in cui ritmo del montaggio, composizione dell’inquadratura, durata della storia e sviluppo dei personaggi (solo per citare alcune componenti) hanno trovato il loro sviluppo omogeneo. Per quanto innovative e visivamente strabilianti, opere come “Polar express” (id., 2004), o “Gli incredibili” (The incredibles, 2004), nel loro volersi accostare più all’estetica di un classico “feature film” – pellicola cioè con attori in carne ed ossa – portano avanti un discorso sull’immagine e soprattutto sulla durata del film che li rende un ibrido non ancora precisamente delineato, anche se sicuramente interessante nel tentativo. Se il futuro apparterrà a questo tipo di progetti, il presente è senza dubbio ancora di “Shrek”… offscreen.it
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