
Ancora una volta Craven torna ad esplorare il mondo dei liceali, come ha già fatto con i giovani di Elm Street e i cinefili della serie “Scream”: i nuovi protagonisti, tutti attori alle prime armi - e si vede- vengono perseguitati dall’anima di un killer che vuole banchettare con il loro sangue nel giorno dell’anniversario di una strage avvenuta anni prima. L’idea non brilla in quanto a originalità (vedi “San Valentino di sangue”), eppure non mancano ottimi momenti di tensione come l’intero prologo in cui il regista muove la sua macchina da presa tra personalità multiple e splatter, osando abbastanza sulla violenza. Quello è il punto più alto dell’encefalogramma di questo film, che via via si fa sempre più piatto. Se da una parte Craven si dimostra nuovamente in grado di raccontare le vicende di una generazione più focalizzata su passioni ossessive che convincente quando cerca di essere profonda, il film finisce per essere uno stanco teen-slasher, la cui verbosità gira a vuoto. Di tanto in tanto Craven aggiunge un po’ di humour, mai abbastanza però: il regista lascia troppo spazio a dialoghi che a volte sconfinano nel ridicolo e un whodunit che non suscita la curiosità di chi sta a guardare.

Molto vicino a un TV movie “My Soul to Take - Il cacciatore di anime” è una di quelle pellicole da custodire nel buon vecchio dimenticatoio. La speranza è che Craven, una volta chiusa definitivamente la saga di “Scream” (di cui qui trovate la recensione del quarto episodio), possa trovare nuove storie da raccontare con freschezza, come ha fatto qualche anno fa con il sorprendente “Red Eye”.
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