
Una escalation di luoghi comuni, ma non intesi come rimedi alle falle di una sceneggiatura, come spesso accade, quanto più strumenti utili a disegnare una situazione banale nella sua normalità, di classismo e razzismi quotidiani. Una piccola grande leva che scardina l'apparente sicurezza della immagine che spesso abbiamo di noi stessi e delle persone a noi care, quelle delle quali fingeremmo fino alla morte di vedere mancanze e malignità.
Salvo vederle sottolineate da terzi o vederne gli effetti dolorosi su vittime pronte a rovesciare la situazione e assumere un ruolo diametralmente opposto. Questo accade nella storia che Edgerton porta sullo schermo con scelte interessanti nel taglio e nel ritmo, alternando scene da thriller soprannaturale o da dramma psicologico dei più classici a una cardinale caratterizzazione dei personaggi. Tra i quali, prevedibilmente e con un certo piacere, vediamo spiccare Jason Bateman insieme allo stesso regista, nei panni dell'inquietante Gordo.

A un tratto ci sentiamo anche noi impotenti, come i due protagonisti, costretti a una espiazione potenzialmente inutile, sicuramente tardiva, in ogni caso impacciata e sconnessa, incoerente nella tentazione di reagire e terrificante nel suo esito finale. "Un gioiello di suspense", come lo ha definito - anche esagerando un po' - Stephen King. Di certo un buon prodotto di genere per appassionati che saprà tenere sul filo anche i più sprovveduti, assicurando divertimento e brividi anche ai più facilmente impressionabili.
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