Dalla Black List delle sceneggiature in attesa di produzione alla petizione contro la Warner Bros e la sua tendenza a utilizzare attori caucasici invece di indiani (in questo caso, della tribù dell'Isola che non c'è): uno strano percorso. Che ovviamente non esaurisce Pan - Viaggio sull'isola che non c'è di Joe Wright, regista londinese di nuovo alle prese con un adattamento cinematografico di un classico della letteratura britannica, dopo Orgoglio e pregiudizio ed Espiazione (per tacer del fantasioso Anna Karenina del 2012).
In qualche modo indicativo, però, almeno in parte, dell'operazione messa in atto. Resa forse ancora più evidente dal sottotitolo aggiunto nella versione italiana: Viaggio sull'isola che non c'è. Non si tratta, infatti, dell'ennesima trasposizione del capolavoro di J. M. Barrie, ma del tentativo di realizzarne una versione 'Origins'. Perfettamente in linea con analoghe produzioni hollywoodiane.
La connessione con il classico è affidata inizialmente a dei titoli di testa perfetti per il 3D, e che anticipano un 'Uncino' molto diverso da quello universalmente noto. Per il resto si oscilla tra il simbolico flauto del fauno che dà il nome al nostro eroe (ma che nell'origine letteraria lo legava alle caratteristiche del dio greco), al suo collo durante tutto il film, e il Barbanera di Hugh Jackman, dipendente dalla 'polvere di fata' per mantenersi giovane e osannato da una intera miniera di bambini lavoratori e intonanti 'Smells Like Teen Spirit'.
Una versione molto 'moderna', insomma, nel bene e nel male, nella quale si è evidentemente puntato su azioni spettacolari (soprattutto di volo, anche se non tutte divertenti come la partecipazione del galeone volante al bombardamento di Londra) e cromatismi più che su equilibrio e asciuttezza. Ma non sarà un caso che Jason Fuchs prima di questo avesse sceneggiato film poco memorabili, compreso L'era glaciale 4 ...e semmai preoccupa un poco il saperlo penna del prossimo Wonder Woman.
Divertente (e di un qualche fascino, soprattutto per memorie lucasiane) lo 'Spaceport' dei pirati, ma il loro legame con le suore dell'orfanotrofio cittadino, dal quale spariscono i ragazzi 'perduti' destinati allo sfruttamento di cui sopra, e l'insistere sul mentire come segno di maturità adulta non fanno fare una bella figura ai 'grandi'. Coerentemente con le origini della storia, in fondo. Per non parlare del massacro delle fate, arse vive. Scena che per lo meno non dovrebbe aver eccessivamente gravato - ulteriormente - su un budget che a oggi rende Pan il "film con le maggiori perdite economiche fra costi e incassi complessivi della storia del cinema". Probabilmente anche per l'abuso di digitale, anche fastidioso a tratti, che lo situa tra i peggiori Pirati dei Caraibi e le parti più insopportabili della Motion Capture di Zemeckis.
Pan, in sala dal 12 novembre, è distribuito da Warner Bros.
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02.11.2015 - Autore: Mattia Pasquini (nexta)