Il produttore di Auguri per la tua morte e Scappa/Get Out ci "invita a giocare" sin dal poster di Obbligo o verità, ma forse alla festa diretta da Jeff Wadlow (Nickname: Enigmista, Kick-Ass 2) avrebbe giovato una maggior cura in fase di organizzazione e qualcuno che tenesse d'occhio l'orologio durante il suo svolgimento. Ci si ritrova spesso, infatti, mentre l'intreccio di sviluppa, a domandarsi verso quali possibili esiti si sia scelto di orientare l'azione…
La speranza è sempre la stessa, essere sorpresi. La perplessità, inevitabilmente, derivata dall'apparire costante di elementi noti ai fan del genere. Una dinamica classica anch'essa, in fondo, che però le premesse (o le promesse) non lasciavano presagire. D'altronde l'esplicito riferimento a Scappa/get Out riesce sicuramente a fungere da richiamo, illudendoci di una originalità che sostanzialmente manca.
[Dall'Overlook Hotel alle 'Cabin in the Woods', 10 vacanze horror dalle quali scappare]
Non tanto per la scelta del gruppetto di vittime (che in pochi han gestito meglio del Cabin in the Woods del 2012) né per il contesto caraibico-vacanziero interrotto da una costruzione misteriosa (suggeriamo il Rovine del 2008, ma gli esempi non mancano), quanto piuttosto dall'effetto domino che anche il franchise di Final Destination ha ormai abbandonato, e che non viene emendato nemmeno da una diffusione alla It Follows (un unicum).
L'ultimo atto scuote la vicenda dal torpore nel quale inevitabilmente il senso di déjà-vu non poteva non farla scivolare, ma le iniezioni di action e di soprannaturale non fanno che far salire ancora di più il conteggio. Come fanno anche alcuni pur interessanti accenni a conflitti morali che fanno pensare a una Blue Whale - alla Nerve - più oscura e un finale che si vorrebbe a effetto, ma al quale si arriva senza aver risolto quel senso di confusione e indeterminatezza.
Obbligo o verità, in sala dal 31 maggio 2018, è distribuito dalla 20th Century Fox.
La speranza è sempre la stessa, essere sorpresi. La perplessità, inevitabilmente, derivata dall'apparire costante di elementi noti ai fan del genere. Una dinamica classica anch'essa, in fondo, che però le premesse (o le promesse) non lasciavano presagire. D'altronde l'esplicito riferimento a Scappa/get Out riesce sicuramente a fungere da richiamo, illudendoci di una originalità che sostanzialmente manca.
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Non tanto per la scelta del gruppetto di vittime (che in pochi han gestito meglio del Cabin in the Woods del 2012) né per il contesto caraibico-vacanziero interrotto da una costruzione misteriosa (suggeriamo il Rovine del 2008, ma gli esempi non mancano), quanto piuttosto dall'effetto domino che anche il franchise di Final Destination ha ormai abbandonato, e che non viene emendato nemmeno da una diffusione alla It Follows (un unicum).
L'ultimo atto scuote la vicenda dal torpore nel quale inevitabilmente il senso di déjà-vu non poteva non farla scivolare, ma le iniezioni di action e di soprannaturale non fanno che far salire ancora di più il conteggio. Come fanno anche alcuni pur interessanti accenni a conflitti morali che fanno pensare a una Blue Whale - alla Nerve - più oscura e un finale che si vorrebbe a effetto, ma al quale si arriva senza aver risolto quel senso di confusione e indeterminatezza.
Obbligo o verità, in sala dal 31 maggio 2018, è distribuito dalla 20th Century Fox.