Un ritratto di donna contemporanea, anzi due, realizzato con ironia in una commedia prevalentemente di situazioni e a opera di quel bravo cineasta che è oggi l’ultra quarantenne Noah Baumbach. Mistress America, presentato oggi a Roma all’interno della Selezione Ufficale, non è un film che cerca di spiegare i tipi umani di oggi attraverso la risposta sociologica alle nevrosi contemporanee. Piuttosto costruisce il proprio ritmo su una carrellata di gag e dialoghi dal tono spesso paradossale, che ci portano con realtà e humor all’interno della vita dei giovani americani.
La storia di Tracy (Lola Kirke) matricola del college, che rimane affascinata dalla sorellastra Brooke (Greta Gerwig), una trentenne tutta Manhattan, glamour e successo, è l’occasione per scrivere una commedia dal ritmo serratissimo, nella quale tutti i personaggi femminili cercano di trovare la propria identità aldilà delle pose e dei cliché, dai quali inevitabilmente, in quanto millennials duri e puri, sono continuamente bombardati in dosi industriali. Eppure questa è una commedia tutta giocata sull'intelligenza dei dialoghi, ben scritti, dove però forse si parla molto, spesso troppo, e si ride ma con un’energia un po' forzata. Tuttavia, essa lascia dietro di sé una riflessione tragicomica e reale, magari de-responsabilizzata e un po' naïf, sul profilo assunto oggi dalla middle class contemporanea.

É un modo di fare commedia affermato, che piace, ma che tuttavia finisce per dare ai personaggi una struttura un po' vacua e un volume piuttosto piatto. Tutti, in Mistress America, aprono bocca per cercare di dire la cosa maggiormente micidiale della conversazione, e la cosa di per sé diverte, ma stanca, come quei bei lavori del cinema indipendente americano che, quando diventano tutta patina e poco racconto, intrattengono con gusto ma vengono dimenticati presto dalla successiva pellicola girata in uno stile simile, di certo riuscito, che è già però diventato maniera.
Mistress America sarà distribuito in Italia da 20th Century Fox.
La storia di Tracy (Lola Kirke) matricola del college, che rimane affascinata dalla sorellastra Brooke (Greta Gerwig), una trentenne tutta Manhattan, glamour e successo, è l’occasione per scrivere una commedia dal ritmo serratissimo, nella quale tutti i personaggi femminili cercano di trovare la propria identità aldilà delle pose e dei cliché, dai quali inevitabilmente, in quanto millennials duri e puri, sono continuamente bombardati in dosi industriali. Eppure questa è una commedia tutta giocata sull'intelligenza dei dialoghi, ben scritti, dove però forse si parla molto, spesso troppo, e si ride ma con un’energia un po' forzata. Tuttavia, essa lascia dietro di sé una riflessione tragicomica e reale, magari de-responsabilizzata e un po' naïf, sul profilo assunto oggi dalla middle class contemporanea.

É un modo di fare commedia affermato, che piace, ma che tuttavia finisce per dare ai personaggi una struttura un po' vacua e un volume piuttosto piatto. Tutti, in Mistress America, aprono bocca per cercare di dire la cosa maggiormente micidiale della conversazione, e la cosa di per sé diverte, ma stanca, come quei bei lavori del cinema indipendente americano che, quando diventano tutta patina e poco racconto, intrattengono con gusto ma vengono dimenticati presto dalla successiva pellicola girata in uno stile simile, di certo riuscito, che è già però diventato maniera.
Mistress America sarà distribuito in Italia da 20th Century Fox.