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Marlon Brando
Marlon Brando

17.01.2002 - Autore: Ludovica Rampoldi
Una volta Marlon Brando disse che il cachet di un attore si misura dal suo sorriso. Più sono i denti che si intravedono più sono i miliardi di dollari nel suo portafogli. I trentadue denti di Brando possono dunque scintillare allegramente: tre milioni di dollari per tre settimane di lavoro sul set di The Score possono considerarsi un grosso incentivo alla felicità. Una proposta che non poteva rifiutare, avrebbe detto il padrino don Vito Corleone. A sorridere di meno è Frank Oz, il regista ridicolizzato sul set fino allumiliazione dalle esilaranti crudeltà di Brando il sardonico. Oz, che ha iniziato la sua carriera come mente creativa dei Muppets, gente sicuramente più docile e malleabile delle star di Hollywood, ha dovuto ricorrere a tutta la pazienza per portare a termine il film. Scommetto che preferiresti che sia un pupazzo, così mi potresti far fare quello che vuoi, ha esordito Brando al suo arrivo. Per prima cosa Brando ha rifiutato di comparire sul set se Oz il burattinaio fosse stato presente, accettando consigli solo da De Niro. Oz, placidamente, si è limitato a osservare le scene nella solitudine di un monitor posto in disparte, cercando di comunicare con De Niro attraverso le ambascerie dellassistente alla regia. Abbastanza desolante per un regista, reinterpretare così mestamente il suo ruolo. Nei rari casi in cui Oz ha osato comparire in presenza di Brando licona, questi lo ha poco amichevolmente apostrofato Miss Piggy, il maiale di pezza rosa a cui il regista aveva in passato prestato la voce. Lapice si è toccato quando Brando ha iniziato a girare per il set in mutande, mettendo in mostra le sue abbondanti carni sovrappeso tra la perplessa incredulità degli astanti. Il motivo di tale discinta nudità è ancora più meravigliosamente geniale: solo così Brando poteva costringere Oz a riprenderlo esclusivamente dalla vita in su, per nascondere gli straripanti chili di grasso che zavorrano e intristiscono lattore, che già ai tempi di Ultimo Tango veniva definito da Maria Shneider un Mito con la pancia.
La defenestrazione del regista dal set ha permesso ai tre attori di impadronirsi del film e di creare tra loro un legame straordinario, con De Niro che dirige Brando e Norton che osserva compiaciuto, cercando di imparare i segreti dellarte da due mostri sacri in presa diretta. E proprio il giovane e brillante Norton a sodalizzare di più con Brando, di cui ammira lo straordinario senso dellumorismo e il cinismo. La collaborazione tra i tre istrioni ha creato le scene più gustose del film, che senza la loro presenza non sarebbe che un mediocre film di genere e niente più.
Dopo averlo visto recentemente nei peggiori film in circolazione Brando sembra guarito dalla sindrome di autolesionismo cinematografico che lo ha portato negli ultimi anni a scegliere sempre parti orrende in film orrendi. Del resto un atollo privato a Tahiti, di cui Brando è proprietario, ha dei costi di manutenzione molto elevati, così come i capricci che hanno contribuito a costruirne la leggenda. Il più discusso fu alla consegna dellOscar per Il Padrino, 1972, quando mandò un indiana americana a rifiutare il premio. Curioso, quando appena due anni prima aveva pregato lAcademy Award di ridargli quello che aveva vinto con Fronte del porto nel 1954, che gli era stato rubato. Destinato a far parlare di sé sempre e comunque, luomo che ha cambiato per sempre larte della recitazione sembra distruggere tutto ciò che tocca, inclusa la sua onorata persona. Una storia familiare tragica, con una figlia suicida e un figlio omicida, un carattere intrattabile, pigro, selvaggio, maestoso, legato da un rapporto di amore-odio, esaltazione e autodistruzione con la recitazione. Da Kowalski di Un tram chiamato desiderio al Kurtz di Apocalypse Now allamericano di Ultimo tango a Parigi è inutile sfogliare il campionario di interpretazioni magistrali, come inutile elencare i film degradanti a cui a partecipato per arrivare a guadagnare fino a un miliardo al minuto. Faccio il mestiere più inutile del mondo, ma resto a Hollywood perché non ho il coraggio di rifiutare i soldi.