Ogni tanto ci si trova di fronte a cose inspiegabili. Per esempio, com’è possibile che lo stesso regista di opere geniali come "Il sesto senso", "Unbreakable", e ancor di più "The Village" e "Lady in the Water", possa essere lo stesso di "Signs" e soprattutto de "L’ultimo dominatore dell’aria"? Sono quesiti a cui è difficile dare una risposta, ma d’altronde l’animo umano è volubile e con lui anche i desideri e i modi di raccontare delle storie. Shyamalan d’altronde è un abilissimo cantastorie, come mirabilmente ha sottolineato proprio con "Lady in the Water" metacinema che riflette sulla forme stesse della narrazione e del rapporto che c’è tra parola, scritta o parlata che sia, autore e pubblico. Proprio questo elemento fa amare il regista indo-americano ai suoi estimatori e per le stesse ragioni è spesso inviso ai molti che lo accusano di giocare furbescamente con le sue storie, ingannando lo spettatore con trucchi di sceneggiatura più o meno efficaci ed onesti.

Detto ciò, tutto questo discorso viene miseramente a cadere parlando de "L’ultimo dominatore dell’aria", kolossal da centocinquanta milioni di dollari tratto dalla serie a cartoni animati, "Avatar: The Last Airbender", saga fantasy che narra del ritorno di Aang, bambino predestinato a riunire i popoli dei quattro elementi: Aria, Terra, Acqua, Fuoco e unico in grado di contrastare il desiderio di egemonia proprio di quest’ultimo. Ma per poterci riuscire, Aang dovrà saper dominare soprattutto se stesso.Sebbene sulla carta l’idea di mettere in cantiere un nuovo franchise basato su un prodotto di successo fosse decisamente buona, il risultato finale è a dir poco disastroso. Shymalan, che ci ha abituati a ritmi compassati quando non elegiaci nel suo cinema, e a una cura per la costruzione della storia e del dialogo di assoluta eccellenza, si cimenta per la prima volta in un action, dimostrando dei notevoli limiti proprio in cabina di regia.

"L’ultimo dominatore dell’aria" è un film lento, discontinuo e sconnesso anche sotto il profilo della sceneggiatura, le scene d’azione sono statiche e prive di dinamismo e in generale risulta terribilmente noioso e poco interessante. Inoltre non si riesce a provare alcuna empatia per il giovane protagonista, nè tantomeno per tutto il cast di contorno, evidentemente spaesato e poco interessato a quello che sta facendo.Così come poco interessante, d’altronde, è tutto il film, che lascia dopo la visione poco e niente nella memoria, con la speranza che i quesiti lasciati insoluti in attesa di un secondo episodio della saga rimangano tali.
La pellicola è distribuita nelle sale dalla Universal Pictures.
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