Ma stavolta 'dietro' c'è la mano di Nancy Meyers (Tutto può succedere, È complicato), in regia e alla sceneggiatura. Qualcuno che di commedia sofisticata se ne intende. E si vede. Soprattutto nella gestione della vicenda principale, quella ovviamente dell'anziano vedovo interpretato dal popolare attore, qui alle prese con lo spaesamento e la paura dell'assenza di prospettive di chi ancora non è arrivato alla fine della propria vita.

Nell'incipit sta molto della forza di empatizzazione del Ben Whittaker, un credito che non si esaurisce nello sviluppo successivo. Nonostante la parallela epopea della ambiziosa Anne Hathaway e le sue ansie familiari, affrontate forse in maniera troppo frettolosa o convenzionale. Lo stesso De Niro appare più convinto e convincente in un ruolo che evidentemente sente di conoscere meglio di altri.
Pur divertendosi. Come è evidente e come traspare dal film, arricchendolo. E divertendoci. Inevitabilmente, vedendolo alle prese con social network, open space e gli altri 'schiavi-stagisti', dai quali è evidente la distanza. I suoi consigli di vita son quelli del nonno o del collega esperto. Quelli spesso rifiutati con fastidio. Ed è su questo che gioca la Meyers.

Ma più che l'anomalo ruolo di apprendista-mentore (capziosamente criticato per il suo affiancare la giovane manager) e i duetti tra De Niro e Hathaway, è la la sensazione di aver assistito a un 'Benjamin Button Movie' a conquistare. E se lezione dev'essere, che sia quella che ci insegna a non avere pregiudizi e non farsi limitare da ruoli e condizionamenti sociali.
Lo stagista inaspettato, in sala dal 15 ottobre, è distribuito da Warner Bros.