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La recensione di Venom, delude il ritorno di Tom Hardy al mondo dei supereroi

Il blockbuster sulla nemesi di Spider-Man non mantiene le promesse e spreca le sue potenzialità

04.10.2018 - Autore: Pierpaolo Festa
I problemi di Venom sono chiari e sono anche troppi. Ma si possono sintetizzare così: una regia anonima se non addirittura assente, e uno script che spreca tutte le sue potenzialità. Quando qualcosa funziona in Venom, funziona sempre a metà. Tom Hardy usa la metà del suo talento alle prese con un personaggio che non ha il tempo di svelare la sua natura oscura e che molto in fretta viene rabbonito per trasformarsi in un vigilante. L’attore inglese ci prova, si vede che questo personaggio gli piace molto e cerca il più possibile di cucirselo addosso. Più volte nella sua carriera ha mostrato che il suo carisma può fare la differenza, peccato che qui non venga servito da uno script compatto e coerente, né trovi un regista all’altezza del suo carisma.

 
È proprio la regia il problema del film. Per un bel pezzo sembra quasi di assistere a segmenti di pellicola attaccati l’uno con l’atro ma mai uniformi, come se il film non avesse una tenuta propria. Come se Ruben Fleischer (regista del simpatico Benvenuti a Zombieland e del terribile Gangster Squad) si fosse concentrato più sui singoli momenti, senza però avere una visione piena del prodotto globale. Il montaggio in alcune scene è confuso, in altre è pessimo con troppi tagli e perfino errori di continuità. Non c’è una sequenza che sia memorabile: ci sono alcuni fotogrammi interessanti, parte della corsa in moto, dello scontro finale e una scena in particolare di un bacio tra Hardy e Michelle Williams. E manca un cattivo: non che Riz Ahmed non sia all’altezza di interpretarlo (lo ricordiamo perfetto nella serie The Night Of e nello Star Wars più bello degli ultimi anni, Rogue One), ma il suo magnate dell’industria tecnologica sembra il clone di tanti altri cattivi visti in questo tipo di film. Il clone mal riuscito.
 
 
Avevamo già incontrato al cinema il simbionte Marvel nel deludentissimo Spider-Man 3. Qui l’alieno oscuro ha migliorato la sua forma: è gigantesco e questa volta vediamo meglio le varie sfumature del suo potere. Ha anche humour e perfino un po’ di cuore. Dove sta allora l’oscurità che il film aveva promesso? Che sia rimasta nella sala di montaggio? E allo stesso tempo il protagonista, Eddie Brock, mostra inizialmente un egoismo e un accenno di vigliaccheria che, come tutti gli altri punti interessanti del film, viene però abbandonata per dare la precedenza a sequenze fracassone e sprazzi di humour che sono un buon inizio ma che non fanno una storia. Diciamo la verità, con un talento come Hardy e un personaggio come Venom, questo film avrebbe dovuto essere uno dei blockbuster dell’anno. E invece finisce per direttissima tra le delusioni.

 
Potremmo dire che Venom cerca la libertà e una certa frivolezza dei film di supereroi precedenti all’avvento dell’universo Marvel - quei blockbuster che non dovevano necessariamente pensare alla creazione di un piano narrativo che avrebbe connesso più pellicole e personaggi - ma alla fine sembra di avere a che fare con un cugino di Spider-Man 3. Se è vero che blockbuster come questo non hanno bisogno di autori dietro la macchina da presa, è anche vero che occorre prendere mestieranti che abbiano mano sicura, senso dello spettacolo altissimo e soprattutto che sappiano bene che quando hai a che fare con Michelle Williams, allora non la si butta via marchiando la sua filmografia con il suo ruolo più inutile.
 
Molto probabilmente Venom si farà valere ai botteghini e potrà tornare, ancora interpretato da Hardy. E se lo farà cambierà con ogni probabilità il suo registro, allontanandosi da questo debole inizio.
 
Venom è distribuito nelle sale italiane da Warner Bros. Qui il trailer.