
Tutti hanno fatto un grande lavoro, questo bisogna ammetterlo. Ogni singolo centesimo speso sta lì, sullo schermo, a fare bella mostra di sé. Oltre alle creature digitali davvero ben riuscite – in special modo i ciclopi, umani giganti che ci rammentano quanto la CGI sia avanzata verso il fotorealismo – c'è un 3D poche volte così nitido e “rotondo”, che fa rapidamente dimenticare la tremenda conversione di “Scontro tra Titani”. Ne siamo sicuri: da qualche James Cameron si sta rimangiando tutti i discorsi sulle conversioni. Sempre che abbia trovato il tempo di vederlo, tra un'immersione e l'altra.
Purtroppo, manca tutto il resto. Lo script di Dan Mazeau e David Johnson è claudicante, mentre la regia di Jonathan Liebesman (“World Invasion”, il prossimo “Ninja Turtles”) è caotica. Il regista, alla faccia di tutta la fatica di cui sopra e dell'ottimo 3D, gira quasi tutto con la telecamera a spalla e in primissimo piano, e il fatto che a scontrarsi con gli umani ci siano quasi sempre creature a sei braccia non aiuta.

La prima parte del film è divertente, poi, improvvisamente, sembra che tutti si siano dimenticati la sceneggiatura da qualche parte. Un esempio: quando i nostri giungono nel Tartaro per la sfida finale con Ade, portano con sé una mappa per attraversare un complesso labirinto semovente. Grande idea, no? Peccato che nessuno ci capisca niente di detta mappa, e, dopo una serie infinita di tranelli e vicoli ciechi, Perseo e compagnia arrivino nel Tartaro per puro caso. Un'amara sintesi degli eroi hollywoodiani moderni: studiare è da sfigati, meglio affidarsi alla dea bendata.
“La furia dei Titani”, in uscita il 30 marzo, è distribuito in Italia da Warner Bros.
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