
Il filone della nuova commedia romantica americana vuole che questa stessa subisca una contaminazione più che evidente con la commedia più sboccata e ridanciana: i dialoghi sono diventati espliciti, le situazioni equivoche, insomma il livello che un tempo veniva definito “sophisticated” oggi difficilmente può essere considerato tale. Nuova eroina di questo prodotto contaminato è senz’altro Katherine Heigl che, dopo il successo più che lusinghiero di “Molto incinta” e “27 volte in bianco”, questa volta si accoppia col “macho” Gerard Butler in un lungometraggio che quasi mai riesce a trovare un equilibrio preciso tra le due anime che sopra abbiamo evidenziato. A funzionare molto meno è l’aspetto più greve della storia, la volontà precisa negli intenti ma confusa nella pratica di provare a conquistare anche il pubblico più giocane con allusioni, riferimenti e scene dalla comicità triviale e decisamente gratuita. Quando invece “La dura verità” si ricorda di essere prima di tutto una commedia romantica, ecco che il tono sale e la pellicola acquista valore: soprattutto la recitazione di Butler si fa incisiva, e l’umanità che l’attore riesce a far trasparire dal suo ruolo colpisce l’attenzione dello spettatore.

Ennesima produzione che vuole sfruttare le mode più proficue del momento cinematografico che l’industria hollywoodiana sta vivendo, “La dura verità” si rivela un lungometraggio abbastanza fragile, poco centrato, incapace di trovare un equilibrio preciso nei toni che vuole mettere in scena. Quando il film spinge il piede sul pedale dell’acceleratore la storia funziona e ci intenerisce pure, ma purtroppo lo fa in pochissime scene, e quindi per la maggior parte dei casi assistiamo ad un prodotto superfiale ed inutilmente volgare.
La pellicola sarà distribuita nelle sale dalla Sony Pictures a partire dal 27 novembre.