L’amore ai tempi del dopoguerra. Suite francese cambia veste, e si sposta nella Germania devastata di Rossellini. Germania anno zero, dove non sono rimaste che macerie. Ne La conseguenza di James Kent gli edifici sono sventrati, la gente muore di fame, e i ragazzi cercano di creare una piccola resistenza contro l’invasore inglese. Ma le rovine della città sono lontane.
Al centro del film c’è una villa in campagna, immersa in mezzo alla neve. Una bella casa su due piani (come in uno degli episodi del classico di Irène Némirovsky), dove devono coesistere un colonnello al servizio di Sua Maestà, la sua bella moglie, e la famiglia tedesca padrona del palazzo. Il marito non è mai a casa, il vecchio inquilino è affascinante, e il triangolo è servito.
Tutto tende a Suite francese: la passione per la musica classica, l’orrore di quegli anni, la tragedia di aver perso una persona cara o di averla aspettata per gran parte dell’esistenza. E naturalmente la passione proibita, nascosta ai più per non essere giudicati. Da queste premesse prende il sopravvento la retorica in stile Tutti insieme appassionatamente: i toni da melodramma diventano marcati, la confezione laccata, gli amanti tirati a lucido pronti per una serata di gala. La miseria, la povertà, l’identità perduta di un popolo allo stremo sono quasi dimenticate.
La “conseguenza” a cui si riferisce il titolo dovrebbe essere quella del dolore, della solitudine, del distacco, che portano a essere soli in mezzo alla tempesta, a non riconoscersi più davanti allo specchio. Ma il lirismo è troppo accentuato, la musica sovrabbondante ricatta lo spettatore per portarlo alla commozione facile. I due divi si scambiano effusioni, si struggono, e forse la loro alchimia è l’unico elemento che funziona nella storia.
Leggi anche: Amore, come sedurre un uomo in 10 libri
Il film è figlio in qualche modo anche di Breve incontro, l’opera che lanciò David Lean. Tratto dall’atto unico Vita tranquilla di Noël Coward, è fondamentale per capire il cinema inglese dopo la Seconda Guerra Mondiale: cupo realismo, rassegnazione, un’estetica che ha fatto scuola… A cui di sicuro il regista James Kent si è anche ispirato per il suo Testament of Youth (dal romanzo Generazioni perdute di Vera Britt), con Alicia Vikander che doveva ancora esplodere.
A quelle generazioni perdute (famigliari, fidanzati e amici morti in battaglia), qui Kent aggiunge (abbozzato) il ritratto del crepuscolo di un’epoca. “L’ora zero”, quella da cui tutto può ricominciare dopo la fine di Hitler e del Reich. E forse c’è ancora spazio per la speranza, almeno per chi continua a credere nel futuro e sa accontentarsi. Consigliato ai romantici e ai fan di Keira Knightley, che rivedranno nel suo personaggio tante somiglianze con quello di Espiazione. Donne forti, in crisi, che il tempo cerca di piegare. Ma che, almeno sullo schermo, restano salde.
Il film uscirà nelle sale il 21 marzo distribuito dalla 20th Century Fox
Al centro del film c’è una villa in campagna, immersa in mezzo alla neve. Una bella casa su due piani (come in uno degli episodi del classico di Irène Némirovsky), dove devono coesistere un colonnello al servizio di Sua Maestà, la sua bella moglie, e la famiglia tedesca padrona del palazzo. Il marito non è mai a casa, il vecchio inquilino è affascinante, e il triangolo è servito.
Tutto tende a Suite francese: la passione per la musica classica, l’orrore di quegli anni, la tragedia di aver perso una persona cara o di averla aspettata per gran parte dell’esistenza. E naturalmente la passione proibita, nascosta ai più per non essere giudicati. Da queste premesse prende il sopravvento la retorica in stile Tutti insieme appassionatamente: i toni da melodramma diventano marcati, la confezione laccata, gli amanti tirati a lucido pronti per una serata di gala. La miseria, la povertà, l’identità perduta di un popolo allo stremo sono quasi dimenticate.
La “conseguenza” a cui si riferisce il titolo dovrebbe essere quella del dolore, della solitudine, del distacco, che portano a essere soli in mezzo alla tempesta, a non riconoscersi più davanti allo specchio. Ma il lirismo è troppo accentuato, la musica sovrabbondante ricatta lo spettatore per portarlo alla commozione facile. I due divi si scambiano effusioni, si struggono, e forse la loro alchimia è l’unico elemento che funziona nella storia.
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Il film è figlio in qualche modo anche di Breve incontro, l’opera che lanciò David Lean. Tratto dall’atto unico Vita tranquilla di Noël Coward, è fondamentale per capire il cinema inglese dopo la Seconda Guerra Mondiale: cupo realismo, rassegnazione, un’estetica che ha fatto scuola… A cui di sicuro il regista James Kent si è anche ispirato per il suo Testament of Youth (dal romanzo Generazioni perdute di Vera Britt), con Alicia Vikander che doveva ancora esplodere.
A quelle generazioni perdute (famigliari, fidanzati e amici morti in battaglia), qui Kent aggiunge (abbozzato) il ritratto del crepuscolo di un’epoca. “L’ora zero”, quella da cui tutto può ricominciare dopo la fine di Hitler e del Reich. E forse c’è ancora spazio per la speranza, almeno per chi continua a credere nel futuro e sa accontentarsi. Consigliato ai romantici e ai fan di Keira Knightley, che rivedranno nel suo personaggio tante somiglianze con quello di Espiazione. Donne forti, in crisi, che il tempo cerca di piegare. Ma che, almeno sullo schermo, restano salde.
Il film uscirà nelle sale il 21 marzo distribuito dalla 20th Century Fox