
La sensazione, vedendo questa biogra-apologia, è che - come accennato - si sia voluto percorrere un cammino narrativo molto preciso e informato dalla necessità di regalare al pubblico della Apple dei momenti storici nei quali ritrovare punti di contatto con la propria esperienza di clienti e di poter esultare insieme ai confratelli per i successi raccontati dal film.
Come ovvio non sono solo luci; le ombre non mancano in un personaggio come quello di Jobs, deteriore e esecrabile a tratti; ma anche questo e' parte del mito. Si sa. E anche questa appare come una costruzione a tavolino di un film che sconta proprio l'assenza di un cuore, di una chiave. Ashton Kurcher è un ottimo Jobs, ma tanto lui quanto il regista Joshua Michael Stern (Swing Vote, Neverwas) sembrano preoccuparsi più della forma e del rispetto da mostrare a quella immagine, all'icona.

E la mimesi - soprattutto fisica, con una attenzione maniacale a gesti e movimenti, fino alla replica delle mise più universalmente note del nostro 'eroe' - finisce con lo schiacciare ogni altro aspetto di un film che forse sarebbe stato meglio (paradosso dei paradossi, parlando di apple) riavviare… magari affidandolo a uno sceneggiatore non esordiente.
Jobs e' distribuito in Italia dalla M2 Pictures, a partire dal 17 ottobre 2013.