Signori e signore, ecco a voi Jessica Jones, la seconda eroina appartenente all’universo Marvel e made in Netflix dopo Daredevil, che ha debuttato in aprile sul canale on demand - e in attesa dei prodotti Marvel’s Luke Cage e Marvel’s Iron Fist – i cui personaggi principali creano il team di eroi protagonisti della serie Marvel’s The Defenders - che arriva sugli schermi globali con un universo narrativo cupo, misterioso e a tratti splatter.
Nella prima stagione, composta da 13 episodi di circa 50 minuti ciascuno, il pubblico incontra la Jones, una ex supereroina, passata adesso a lavorare come investigatrice privata dopo un non ben definito trauma, che ha molto a che fare con un pericoloso villain del suo passato. Il personaggio della Jones, interpretato da Krysten Ritter, con un cast che conta anche volti come Rachael Taylor, Carrie-Ann Moss e Mike Colter, proviene dal mondo della carta, ed è relativamente recente. Infatti comparve nel periodo dal 2001 al 2004 nel fumetto Alias, scritto da Brian Michael Bendis e Michael Gaydos e pubblicato da MAX imprint, collana Marvel specializzata nella pubblicazione di contenuti forti.

Com’è allora il personaggio di Jessica sullo schermo? Tendenzialmente alcolizzato, solitario, dark, sia nella parte estetica che in quella espressiva, sfatto, ma decisamente coraggioso. Una figura imperfetta che deve trovare la propria strada tra paure, insicurezze e l’ausilio di qualche superpotere non particolarmente efficiente.
Cosa colpisce? Nello show prodotto da Melissa Rosenberg (Twilight, Dexter) e Liz Friedman (Elementary), insieme a Jeph Loeb (Agents of S.H.I.E.L.D., Smallville, Heroes), il vero colpo di genio – a parere umile di chi scrive – è aver aggiunto al tema del male che si esprime con la violenza fisica, fatta di assassini, sangue e pugni, anche una centralità del tema della violenza psicologica e della manipolazione emotiva. In Jessica Jones molto sottile, presente ed efficace.
Una scelta che non solo contribuisce a rendere il tono mistery della serie molto riuscito, ma che dà modo all’universo Jones di ampliarsi in tante sfumature psicologiche e decisamente inquietanti, con al centro una lotta interiore, che dimostra la scelta intelligente del lavoro di produzione e scrittura nel creare un prodotto diverso da quello che caratterizza i supereroi maschili, dove la parte action è ancora molto predominante. Buona visione.

Com’è allora il personaggio di Jessica sullo schermo? Tendenzialmente alcolizzato, solitario, dark, sia nella parte estetica che in quella espressiva, sfatto, ma decisamente coraggioso. Una figura imperfetta che deve trovare la propria strada tra paure, insicurezze e l’ausilio di qualche superpotere non particolarmente efficiente.
Cosa colpisce? Nello show prodotto da Melissa Rosenberg (Twilight, Dexter) e Liz Friedman (Elementary), insieme a Jeph Loeb (Agents of S.H.I.E.L.D., Smallville, Heroes), il vero colpo di genio – a parere umile di chi scrive – è aver aggiunto al tema del male che si esprime con la violenza fisica, fatta di assassini, sangue e pugni, anche una centralità del tema della violenza psicologica e della manipolazione emotiva. In Jessica Jones molto sottile, presente ed efficace.
Una scelta che non solo contribuisce a rendere il tono mistery della serie molto riuscito, ma che dà modo all’universo Jones di ampliarsi in tante sfumature psicologiche e decisamente inquietanti, con al centro una lotta interiore, che dimostra la scelta intelligente del lavoro di produzione e scrittura nel creare un prodotto diverso da quello che caratterizza i supereroi maschili, dove la parte action è ancora molto predominante. Buona visione.