
Sono gli attori, infatti, i perfetti perni su cui poggiano le leve narrative scelte dal regista: dalla figlia adolescente, divisa tra sensi di colpa e non accettazione della nuova organizzazione famigliare, ai bambini più piccoli, in balia di eventi che rischiano di trascurarli, al Samir di Tahar Rahim (Il profeta) innamorato di due donne e fedele al proprio senso di responsabilità più che a loro.
La parentesi dedicata all’indagine è quella forse meno omogenea, pur se necessaria e coerente, ma forse l’affezione per Ahmad porta a sentire la sua mancanza quando, messa in moto la catena di eventi, sparisce dalla scena, salvo tornare in tempo prima della conclusione. Nella quale una nuova separazione lo e ci attende, anche se – come evidenziano gli esiti dell’anomalo “triangolo” lasciato dietro le sue spalle – ogni addio comporta una diversa unione, e viceversa.

Non sempre semplice da seguire, il film riesce in definitiva a mantenere viva l'attenzione dello spettatore grazie a delle scelte eccellenti che danno il necessario ritmo allo sviluppo, merito soprattutto di una scrittura impeccabile nella quale trovare le risposte anche alle apparenti discrepanze tra le versioni mostrate. Discreto ed emblematico sin dai titoli di testa, nei quali il “passato” viene cancellato da un ideale tergicristallo, il nuovo film di Farhadi non delude quindi le aspettative, nonostante fossero piuttosto alte dopo i successi raccolti con l'opera precedente.
In uscita il 21 novembre, Il passato è distribuito in Italia da BIM.