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I FIUMI DI PORPORA
I FIUMI DI PORPORA

29.03.2001 - Autore: Fabrizio Marchetti
PROFILO CRITICO
Una critica divisa a metà per un film che convince solo nella prima parte. Dopo Lodio e Assassin(s), il figlio darte Mathieu Kassovitz torna dietro la mdp, firmando un thriller opaco, vagamente claustrofobico, decisamente intasato di una cinefilia modaiola. Lambientazione alpina cupa e glaciale, assieme allintenzionalità del richiamo a recondite paure ancestrali presenti in ognuno di noi in più di unoccasione fanno pensare alla plumbea alchimia di Seven. Ma se la pellicola di Fincher, grazie anche alla memorabile fotografia di Darius Kophndji, riusciva ad avvincere lo spettatore con un appeal tipico di un espressionismo sui generis (lintreccio narrativo finiva per essere magistralmente ibridato con lo caratterizzazione psicologica dei personaggi), lopera del giovane ribelle del cinema francese non riesce a riprodurre limpasse strutturale del best seller di Jean Christophe Grangé. Rispetto al romanzo, si perde quasi completamente il fascino mistico-esoterico della rappresentazione: dipingere strumentalmente nazisti e skinheads come mere prede di una condivisa psicosi intellettuale è un operazione che da sola non basta ad esternare una condanna politica alle ideologie totalitarie. Sembrerebbe di più il pensierino del giorno di un bambino delle scuole elementari chiamato a riflettere sugli orrori della storia. Il risultato migliora decisamente quando alcuni spunti del plot rimandano alla problematicità della clonazione e delleugenetica. Altro appunto da fare alla pellicola riguarda la complessità dellintreccio: fino a quando la storia non procede linearmente, confinando nellombra i particolari più inquietanti della vicenda, il film riesce a catturare lattenzione del pubblico con un tono di mistero che piace ed interessa. Ma dal momento in cui tracce e sottotracce vengono spiegate per filo e per segno, la formula da thriller classico perde irrimediabilmente la sua carica suggestiva, degenerando nella didascalia più atroce. E di Les rivieres pourpre non rimane che lefficacia persuasiva della coppia di interpreti (Jean Reno e Vincent Cassel).