
A cambiare, nel lavoro firmato da Francis Lawrence, è la struttura portante dell’arco narrativo. Qui, la lotta per la sopravvivenza personale durante i terribili giochi di Capitol City diventa la guerra dell’intero regno di Panem contro un potere opprimente e crudele. Ma il film, invece di puntare tutto sul discorso corale e sull’azione, retrocede negli spazi claustrofobici del Distretto 13 e si perde nei tratti sentimentalistici della storia d’amore tra Katniss e Peeta fino a incagliarsi nel sovraffollamento di una decina di nuovi personaggi, tra cui la presidentessa Alma Coin (Julianne Moore), che riempiono la scena senza che sia il ritratto collettivo a trarne in qualche modo giovamento.
Debole risulta anche uno degli aspetti più divertenti dei capitoli precedenti; quello della critica sociale al sistema di manipolazione mediatica. L’irriverente e rocambolesco ritratto del potere dei media lascia il posto a una tiepida riflessione sull’importanza della comunicazione anche per i ribelli e risolta in alcune scene fredde e meccaniche prive di qualsiasi originalità.

Non tutto è perduto, tuttavia. Le scene d'azione passano la prova della dimensione globale con momenti alla disaster movie e un’ambientazione thriller che sembra quasi omaggiare le atmosfere di spionaggio del pluripremiato Zero Dark Thirty. Tuttavia, Il canto della rivolta – Parte 1 è per molti versi un film imperfetto, a tratti confuso, che soffre della scellerata insensatezza di una divisione in due capitoli che non facilita in nessun modo il dinamismo e la freschezza del racconto.
In uscita il 20 novembre, Hunger Games: Il canto della rivolta – Parte 1 è distribuito in Italia da Universal Pictures.
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