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Harrison's Flowers

Harrison's Flowers

harrison's flower

11.10.2001 - Autore: Stefano Finesi
Un film di Elie Chouraqui con Andie MacDowell, Elias Koteas, Adrien Brody   New York, 1991. Harrison Lloyd è un fotografo del Newsweek, celebre per i suoi reportage di guerra. Di ritorno dal Ruanda, dove ha vissuto per lennesima volta lorrore della violenza e dei massacri, decide di abbandonare questo mestiere e dedicare così più tempo alla famiglia e al suo hobby prediletto, i fiori. Il capo accetta le dimissioni, ma in cambio gli impone lultimo viaggio in un paese dove si avvisano le prime schermaglie di un conflitto minore: la Jugoslavia. Harrison accetta, senza poter prevedere che di lì a pochi giorni si scatenerà una delle guerre più sanguinose di fine secolo: rimasto intrappolato a Osijek in un palazzo colpito da una bomba, le autorità lo danno per morto, malgrado non sia stato ancora ritrovato il corpo. La moglie, Sarah, che non vuole arrendersi allevidenza, vincendo lopposizione di parenti e amici parte lei stessa alla volta della Croazia, convinta di poterlo ritrovare: Non è morto. Se così fosse, qualcosa dentro di me si sarebbe spezzato. Qualcosa avrebbe smesso di battere. Ma limpatto con la realtà della guerra si rivela inimmaginabile: accompagnata dallamico Kile e da altri reporter, Sarah procede in una discesa agli inferi che sembra non avere fine, tra lorrore della distruzione e della pulizia etnica. La strada per Vukovar, dove si trova lunico ospedale della regione, mieterà diverse vittime, ma contro ogni previsione il destino darà infine ragione a Sarah.   Theyre all insane: questa la frase che Harrison scrive sul primo e ultimo rullino spedito in redazione dalla Jugoslavia. La follia è la vera protagonista del film, la follia degli uomini che si uccidono tra loro dimenticando ogni dignità e la follia di una donna che rinuncia a tutto in nome di unimpresa impossibile, a cui lo stesso spettatore non viene messo nelle condizioni di credere. La rappresentazione della guerra in cui siamo precipitati, della sua capacità di devastazione fisica e morale, raggiunge livelli altissimi, soprattutto quando, con una furia improvvisa, va a violare linnocenza di Sarah per inghiottirla in un vortice che non lascia scampo. Peccato per una sceneggiatura non sempre ben calibrata, sia nella narrazione (il finale è decisamente affrettato) sia nella resa dei personaggi, troppe volte in preda a una retorica che sfocia nella banalità e che stride con quanto accade intorno. Alla prova più drammatica della sua carriera, Andie MacDowell si getta comunque nel personaggio con slancio ammirevole, sostenendo fino in fondo il ruolo di epicentro emotivo della tragedia: lodissea del suo sguardo, proprio perché esterno alla sciagura vissuta dal popolo slavo, riesce a guidare lo spettatore occidentale verso una consapevolezza di cui, soprattutto in questi giorni, si sente lassoluto bisogno.    
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