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"Erin Brockovich"
"Erin Brockovich"

21.03.2001 - Autore: Stefano Finesi
Erin (Julia Roberts) ha un paio di mariti alle spalle, tre figli da tirare su e, naturalmente, non ha né lavoro né conto in banca. Ad aggravare la situazione arriva un incidente stradale che le provoca varie fratture, ma, come se non bastasse, in tribunale sfuma anche la speranza di ottenere un risarcimento: la donna, irruenta e schietta, prima se la prende con il suo avvocato, Ed Masry, poi finisce per chiedergli un lavoro. Assunta con mansioni generiche nel piccolo studio legale, Erin simbatte casualmente in una serie di documenti sospetti, riguardanti la composizione chimica delle falde acquifere di una piccola cittadina fuori San Francisco. Scoprirà infatti che una ditta, la Pacific Gas & Electricity, scarica nelle acque di Hinkley una quantità fuori norma del pericoloso cromo esavalente, provocando unalta incidenza di tumori presso gli abitanti. Mettendosi in contatto singolarmente con ogni famiglia, Ed e Erin denunciano il fatto, entrando in causa con lazienda e rimediando diverse batoste in tribunale. Ma le rivelazioni di un ex-dipendente della corporazione e le oltre seicento firme raccolte da Erin tra gli abitanti, finalmente pronti a costituirsi parte civile, porteranno i nostri alla vittoria e al più grande risarcimento mai versato in una causa civile.
Il commento
Insieme a Traffic, fa parte dellincredibile doppietta messa a segno da Steven Soderbergh nella corsa agli Oscar. La cosa però insospettisce: dove è finito il giovane alfiere del cinema indipendente, rivelato da un film come Sesso, bugie e videotape e da una Palma dOro a Cannes? Soderbergh ha seguito un percorso professionale insolito ed emblematico al tempo stesso, passando dal velleitarismo di un cinema intellettuale di marca quasi europea (Delitti e segreti, Schizopolis), al riabbraccio del cinema di genere americano e della sua mitologia a presa rapida. Qui ha trovato un humus più congeniale e pellicole come Out of Sight e LInglese, rimaste gustosamente in bilico tra confezione commerciale e scarti autoriali, che confermano la felicità della scelta. Per Traffic, però, e soprattutto per Erin Brockovich, la bilancia ha iniziato a pendere in modo troppo evidente dalla parte dello spettacolo, di una morale troppo smaccatamente hollywoodiana (ergo le nominations): divi che dominano il film, spirito consolatorio finale, sintassi filmica più regolare, ironia affievolita. Chiariamoci: Erin Brockovich è un prodotto di rango, girato brillantemente e interpretato con grinta (oltre alla Roberts, che ha voluto fortemente il film, il grande Albert Finney allunga la lista delle glorie degli anni settanta recuperate da Soderbergh, dopo Terence Stamp e Peter Fonda e prima del Tomas Milian di Traffic). Resta però una melensaggine di fondo, uno schieramento troppo evidente di buoni e cattivi, nonché la pericolosa morale stelle e strisce che larrivo dei soldi basta per fare un happy end. Proviamo a tifare contro di lui nella notte del 25 marzo, e può darsi che Soderbergh ritrovi la forza di un tempo.
In sintesi
Ben confezionato, a misura di una Roberts in gran forma, il film segna comunque un primo, pericoloso avvicinamento di Soderbergh alla morale hollywoodiana: non vorremmo perdere un regista capace come pochi altri di tenere il piede nelle due staffe dello spettacolo e dellimpegno autoriale.
Il giudizio
Prodotto di classe, con un pizzico di impegno sociale e più di un pizzico di morale a stelle e strisce.