Da 75 a 100 milioni di dollari. È questa la perdita stimata che Dolittle ha causato ai produttori dopo essere diventato la prima “box office bomb” dell’anno al botteghino americano. Non si parla d’altro da quando è uscito nelle sale. In patria la critica lo ha attaccato senza pietà: il sito Rottentomatoes ha calcolato un 16% di qualità prendendo in considerazione 179 recensioni. Ma analizziamo un attimo la situazione: a Robert Downey Jr. bastano pochi gesti per rimettere in moto quel suo carisma di “dominatore della scena” nei panni del dottore in grado di parlare con gli animali. Un personaggio creato nel 1920 da Hugh Lofting, protagonista di ben quattordici libri già portato al cinema nel 1967 (era interpretato da Rex Harrison) e nel 1998 e nel 2001 nei due film con Eddie Murphy.
Cercacinema: vai alla scheda di Dolittle per trovare la sala più vicina e l'orario del tuo spettacolo
Downey protagonista e produttore, riprende l'era vittoriana dei libri di Lofting e si presenta inizialmente barbuto e con i capelli arruffati. Un po’ addolorato (per la perdita della moglie interpretata da Kasia Smutniak che appare in un paio di pose) e parecchio fuori di testa. I suoi amici animali lo aiutano nella vestizione. È un momento di magia che potrebbe tranquillamente essere incluso in qualsiasi maggiore franchise fantasy. Sono passati solo dieci minuti dall’inizio del film e Downey ha già in pugno grandi e bambini con le risate che esplodono in sala mentre gioca a scacchi con un gorilla, usando topolini come pedine. È un peccato che il film non mantenga quella tenuta iniziale, perdendosi poi in leggerezze di sceneggiatura. Mai sicuro di scegliere da che parte andare.
Dolittle ha avuto una lavorazione travagliata (con reshoots e diverse stesure di sceneggiatura presentate in fase di riprese). Ostacoli creativi che lo hanno azzoppato già in fase di produzione. E uno studio distributore che ha deciso di "scaraventare" il film tra le uscite di gennaio, dopo la grande abbuffata cinematografica di dicembre. A dirigere Dolittle c'è Stephen Gaghan, sceneggiatore premio Oscar per Traffic e regista di Syriana, qui alle prese con un prodotto che non è nelle sue corde.
Cercacinema: vai alla scheda di Dolittle per trovare la sala più vicina e l'orario del tuo spettacolo
Downey protagonista e produttore, riprende l'era vittoriana dei libri di Lofting e si presenta inizialmente barbuto e con i capelli arruffati. Un po’ addolorato (per la perdita della moglie interpretata da Kasia Smutniak che appare in un paio di pose) e parecchio fuori di testa. I suoi amici animali lo aiutano nella vestizione. È un momento di magia che potrebbe tranquillamente essere incluso in qualsiasi maggiore franchise fantasy. Sono passati solo dieci minuti dall’inizio del film e Downey ha già in pugno grandi e bambini con le risate che esplodono in sala mentre gioca a scacchi con un gorilla, usando topolini come pedine. È un peccato che il film non mantenga quella tenuta iniziale, perdendosi poi in leggerezze di sceneggiatura. Mai sicuro di scegliere da che parte andare.
Dolittle ha avuto una lavorazione travagliata (con reshoots e diverse stesure di sceneggiatura presentate in fase di riprese). Ostacoli creativi che lo hanno azzoppato già in fase di produzione. E uno studio distributore che ha deciso di "scaraventare" il film tra le uscite di gennaio, dopo la grande abbuffata cinematografica di dicembre. A dirigere Dolittle c'è Stephen Gaghan, sceneggiatore premio Oscar per Traffic e regista di Syriana, qui alle prese con un prodotto che non è nelle sue corde.
Rimane dunque Downey attore e produttore. Un ego lungo un chilometro ma anche la capacità di prendersi in giro e farsi adorare. Dopo essersi congedato dagli Avengers aveva Hollywood in pugno. E cosa ha fatto? Ha pensato ai bambini e a girare un film old fashion per tutta la famiglia. Ha corso il rischio di fallire. E in effetti non è riuscito nella sua impresa. Il suo Dolittle non diventerà un franchise. Rimane un film poco memorabile, ma fatto con il cuore in mano.
Dolittle è distribuito nei cinema da Universal Pictures.