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District 9

Il film di Neill Blomkamp è senza dubbio la sorpresa più gradita di questo inizio di stagione cinematografica.

District 9 - Sharlto Copley

25.09.2009 - Autore: Adriano Ercolani
In principio era “Halo”, l’adattamento cinematografico del celeberrimo videogioco, che doveva essere prodotto da Peter Jackson e diretto dall’esordiente Neill Blomkamp. Il progetto non è andato in porto, ma Jackson è rimasto talmente convinto dal talento del regista da chiedergli se avesse un altro lungometraggio da sottoporgli. Così i due sono arrivati a “District 9”, fantasy a basso budget (30 milioni di dollari) che racconta di un’invasione aliena al contrario: gli E.T. questa volta non arrivano a Johannesburg con l’intento di conquistare, ma come rifugiati malnutriti e soprattutto indesiderati. Dopo vent’anni di convivenza più o meno forzata, la città decide di spostare il milione e ottocentomila extraterrestri in una sorta di campo di concentramento a centinaia di chilometri di distanza.

Sharlto Copley in District 9

Queste la premessa per un lungometraggio che sceglie la struttura del reportage-documentario per raccontare con sorprendete progressione drammatica una storia piena di riferimenti con l’attualità, con il passato del Sud Africa (l’Apartheid), che contiene dunque al proprio interno una serie di sottotesti e metafore difficilmente trovabili in produzioni di questo tipo.

Il regista Neill Blomkamp sul set di District 9

Se vogliamo riscontrare un difetto a “District 9”, possiamo imputargli una partenza piuttosto lenta, che non viene aiutata dalla forma realista del documentario. Pian piano però il livello della scrittura cinematografica riesce a creare una tensione narrativa sempre maggiore ed irretisce lo spettatore in una pellicola che ha il grande pregio di non voler sfruttare superficialmente effetti speciali o luoghi comuni legati al genere, ma sceglie di puntare sulla forza dello script e della messa in scena. Blomkamp si rivela già al suo primo film un ottimo padrone di tempi drammatici, e vi costruisce sopra una visione molto precisa. Il risultato è un lungometraggio che possiede una notevole coerenza estetica interna e che sa sviluppare tematiche con grande fluidità. L’esempio più significativo è quello che riguarda l’arco narrativo del protagonista, l’infido ed insignificante impiegato Wikus Van De Merwe (un efficacissimo Sharlto Copley), che costretto suo malgrado a sposare la questione della segregazione degli alieni si trasforma a poco a poco in una figura complessa, ambigua, comunque emozionante.

Sharlto Copley in District 9

Ecco un esempio perfetto di come anche il cinema di genere, quando ideato e realizzato con intelligenza e passione, può essere veicolo di contenuti la cui profondità va ben oltre la superficie della confezione.
District 9” ed il suo autore Neill Blomkamp sono senza dubbio la sorpresa più gradita di questo inizio di stagione cinematografica.  

"District 9" è distribuito in Italia dalla Sony Pictures.

Per saperne di più
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