
Eppure, tornando alla sfida iniziale, non è possibile stabilire un vero vincitore, anche se il botteghino ci smentirà forse presto, ma due diversi modi di concepire il cinema. Crimson Peak, in questo senso è un horror dove l'uso di CGI, ridotto al minimo, si mescola ad un'idea di ambientazione dove i colori, i tessuti che i protagonisti indossano, hanno una pesantezza, una identità reale, un'anima propria, che ricordano in parte il gotico romanticismo e la cura estetica di un regista come Mario Bava.

Questo il dato che affascina in maniera inequivocabile questa storia cupa oltre ogni immaginazione. E l'estrema cura per la colorazione in ogni sua sfumatura, è la cornice in grado di far splendere i caratteri di Tom Hiddleston, un vero e proprio reginetto dei ruoli dark, Mia Wasikowska, l'alba chiara del cinema americano, e Jessica Chastain, la cui fisicità eterea la proietta di diritto nel pantheon degli esseri parzialmente soprannaturali.
Non è tuttavia tutto da lodare questo bell'esperimento di favola nera. Perché a volte la pesantezza barocca della messinscena quasi schiaccia la trama e pone in secondo piano un intreccio classico che non ha particolare forza di distinguersi oltre la bellezza e la cura per la cornice. Importa? Non molto, perché davvero il film è un ottimo esempio di un modo di spaventare decisamente raffinato che può distinguersi facilmente per originalità nel vasto panorama del cinema di intrattenimento.