Grazie alla sua passione per il film di Tomas Alfredson e per il romanzo di John Lindqvist (edito in Italia da Marsilio), Reeves mette in scena un remake che sta all’originale come “Vanilla Sky” stava ad “Apri gli occhi”: raccontando la medesima storia, con scene che si susseguono più o meno nello stesso ordine (ad eccezione dell’apertura del film), il regista riesce a trovare una sua strada narrativa elaborando anche sequenze sorprendenti.

“Blood Story” è un film che cerca di essere meno freddo del precedente e puntare più sul ritmo, tagliando diverse sottotrame come le varie storie del vicinato che vengono semplificate. È anche merito di un cast in stato di grazia tra giovani talenti e celebri caratteristi come Richard Jenkins ed Elias Koteas perfetti per far schizzare in alto il termometro della tensione.
E se gli effetti speciali in digitale usati per gli agguati vampireschi non convincono del tutto, sequenze come l’incidente stradale filmato in soggettiva dall’interno di un’auto lasciano a bocca aperta. Rimanendo comunque contrari ai remake istantanei, diamo una possibilità a “Let Me In” (questo il titolo originale), rifacimento che da operazione commerciale (perfetta per un’audience americana sempre più stanca di sforzarsi a leggere i sottotitoli) si trasforma in una pellicola girata con talento e sincerità.

Matt Reeves si confronta col materiale originale come se stesse adattando Shakespeare (tant’è che il bardo viene citato costantemente nel corso del film) e strizza anche l’occhio allo Spielberg più dark, raccontando quanto l’infanzia possa essere dolorosa, senza però negarci tensione ed emozioni.
"Blood Story", in uscita il 30 settembre, è distribuito da Filmauro
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