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Better Call Saul – La nostra recensione

Sono già andati in onda in USA i primi due episodi dello spin-off di Breaking Bad. Una vera sorpresa

Better Call Saul

10.02.2015 - Autore: Marco Triolo
L'annuncio che AMC avrebbe prodotto uno spin-off di Breaking Bad dedicato all'avvocato Saul Goodman aveva lasciato molti fan dubbiosi. Principalmente perché la saga di Walter White è una delle cose migliori mai partorite dalla TV americana e una delle poche ad essere state sviluppate coerentemente dagli stessi autori dall'inizio alla fine. Uno spin-off avrebbe rischiato di apparire debole al confronto, minando allo stesso tempo la perfetta quadratura del cerchio di Breaking Bad. Eppure, con Vince Gilligan coinvolto in prima persona, abbiamo fatto male a sottovalutare Better Call Saul.



Il prequel, ambientato ad Albuquerque sei anni prima della serie madre, ci presenta Goodman con il suo nome di battesimo Jimmy McGill (il sempre eccelso Bob Odenkirk), impegnato in una serie di casi minori con i quali a malapena sbarca il lunario in attesa della grande occasione. Il cast di contorno include il fratello di Jimmy, Chuck (Michael McKean), Raymond Cruz nei panni di Tuco Salamanca, vecchia conoscenza dei fan di Breaking Bad, e Jonathan Banks in quelli di Mike Ehrmantraut, finora visto solo come custode del tribunale con una faida aperta con Jimmy a suon di ticket per il parcheggio. Questi tre sono gli unici personaggi di Breaking Bad ad apparire, ed è una mossa saggia: Gilligan e il co-creatore Peter Gould hanno messo in piedi una serie capace di reggersi con le proprie gambe e di azzeccare la stessa impalpabile alchimia di tragedia e commedia che rendeva Breaking Bad, scusate la battuta, una droga da cui era impossibile disintossicarsi. Se il buon giorno si vede dai primi due episodi, anche Better Call Saul diventerà presto un must.



Al centro di tutto c'è Odenkirk, sorriso beffardo anche in faccia al pericolo, a suo agio con un personaggio che Gilligan e Gould hanno ulteriormente umanizzato per renderlo credibile come protagonista. Jimmy/Saul ha una personalità sfaccettata che unisce l'abilità di uomo di legge e la capacità di cavarsela a parole con un certo tumulto interiore. Jimmy soffre per il fratello, ex avvocato di grido diventato recluso e maniaco dei campi magnetici per via di un tumore. Ed è anche frustrato perché, nonostante ce la metta tutta, fortuna e denaro stentano ad arrivare. È molto lontano l'avvocato della mala senza scrupoli che abbiamo visto in Breaking Bad: qui Jimmy intende ancora rigare dritto e rispettare la deontologia professionale. Better Call Saul sarà dunque, come Breaking Bad, la storia della sua discesa negli inferi del crimine e della “zona grigia” morale che lo trasformerà nel personaggio che conosciamo – e già i primi segnali si avvertono nella seconda puntata, in cui Jimmy si confronta con Tuco.

Siamo dunque di fronte a un incipit straordinario, per scrittura, messa in scena e coraggio esibito nell'affrontare di petto un progetto rischioso, chiaramente voluto dalla rete ma fatto proprio da Gilligan e Gould con grande impegno e creatività. Speriamo che il resto della prima stagione si mantenga su questi livelli, ma se lo farà non rimpiangeremo Breaking Bad. Più di tanto.