
Ma il tema dei robot con la coscienza di sé non è l'unica cosa affascinante dell'opera seconda di Gabe Ibanez, autore formatosi nel mondo degli effetti speciali (ha lavorato anche con Alex de la Iglesia). Automata è ambientato in un futuro distopico in cui le radiazioni solari hanno spazzato via il 99% della popolazione e costretto i sopravvissuti a barricarsi in città circondate da deserti radioattivi. In questo mondo post-apocalittico facciamo la conoscenza di Jacq Vaucan (Antonio Banderas), agente assicurativo della ROC, compagnia che ha costruito i Pilgrim, automi incaricati di recuperare le terre inquinate ma poi retrocessi a semplici servitori degli umani. I robot sono programmati con due protocolli: il primo dice che non possono nuocere a nessuna creatura vivente, il secondo impedisce loro di modificare se stessi o altri robot. Tuttavia, Vaucan scopre che ci sono robot dotati di un software che permette loro di auto-ripararsi, cosa che potrebbe scardinare totalmente l'ordine della società e il ruolo della razza umana come specie dominante del pianeta.
C'è parecchio da digerire nel futuro ideato da Ibanez e una profondità filosofica rara nel cinema di fantascienza di oggi. Ma Automata è stato prodotto abbastanza lontano da Hollywood (è una co-produzione tra Spagna, Bulgaria, USA e Canada costata sette milioni di dollari) da assicurare un certo grado di originalità e da permettere di affiancare a concetti complessi una messa in scena dignitosa. La scelta di girare in un deserto buona parte del film ha aiutato Ibanez a risparmiare sui fondali in digitale (presenti solo nelle brevi parti ambientate in città) e gli ha permesso di concentrarsi sulla realizzazione dei robot protagonisti, tanto importanti quanto gli umani. Era dunque necessario che avessero ciascuno la propria personalità, e Ibanez ha raggiunto l'obbiettivo usando più animatronics che CGI – scelta che dona una qualità fisica maggiore ai robot – e affidando a Javier Bardem la voce del leader dei robot.

Affermazione di sé, evoluzione, estinzione: sono temi certamente non leggeri ma che Ibanez dosa con sapienza nel mezzo di ottime sequenze d'azione. Il dibattito tra Vaucan e il capo dei robot è particolarmente pregnante e rimette in discussione l'importanza degli uomini nella storia della Terra: in fondo, per quanto ci consideriamo l'apice dell'evoluzione, siamo in giro da poco più di 150 mila anni, molte specie hanno dominato il pianeta prima di noi e molte altre ne verranno. I robot sono solamente la prima specie ad essere stata creata artificialmente, ma questo non impedisce loro di concorrere al ruolo di dominatori. Storie già sentite: la fantascienza è piena di spettacoli apocalittici dove si afferma che gli uomini siano destinati prima o poi a scomparire, ma è raro vedere un'opera in cui questo concetto non è raccontato con toni cupi ma implicando che, forse, questo è un bene per la Terra.
Automata non è perfetto, ha momenti di stanca e qualche caduta di ritmo qua è là. Ma in generale è qualcosa di raro e prezioso, un film di fantascienza pensato per far riflettere, anziché intrattenere e basta. Chi ama il genere non potrà che apprezzare.
In uscita il 26 febbraio, Automata è distribuito in Italia da Eagle Pictures.