
La maggior parte della critica internazionale ha stroncato questa ultima fatica di Peter Jackson, spostando eccessivamente l’attenzione sulla dimensione visiva dell’opera, soprattutto quella riguardante al rappresentazione fantasmagorica dell’universo sovrannaturale in cui la giovane Susie Salmon si trova dopo la sua morte. A nostro avviso questo è uno dei maggiori casi di fraintendimento critico avvenuto negli ultimi anni: la componente fantastica di “Amabili resti”, infatti, rappresenta soltanto la cornice, necessaria ma non preponderante, rispetto alla storia dell’elaborazione del lutto, sviluppata con grande senso drammatico sia da parte della famiglia che della stessa protagonista. Ad essere struttura portante e vero centro emotivo del racconto è la dimensione reale della storia, che soprattutto nella prima metà del film vibra di grande cinema, sia nella sua pura composizione estetica che nell’emozione che trama e personaggi riescono a trasmettere al pubblico.

C’è da ammettere che la sceneggiatura di “Amabili resti” scritta da Jackson insieme alle fidate Fran Walsh e Philippa Boyens, tralascia eccessivamente la psicologia del personaggio della madre di Susie, Abigail; allo stesso tempo però lo script – l’abilità di scrittore Jackson & co. è troppo passata in sordina negli anni rispetto alle sue capacità di regista – compie un notevole lavoro di sintesi e di concentrazione temporale nel narrare gli eventi, togliendo in questo modo quel senso di dilatazione che a nostro avviso era il limite dello scritto della Sebold. A rendere poi “Amabili resti” un film ancora più prezioso c’è poi la straziante interpretazione di un’eccellente Saoirse Ronan, attrice che dimostra di stare progredendo nelle sue capacità invece di perdersi come è accaduto a molte “baby star” di recente raggiunta notorietà. E’ la Ronan senza dubbio la migliore degli attori in scena, anche se Mark Wahlberg si dimostra volenteroso in un ruolo fuori dalle sue solite competenze e Stanley Tucci è funzionale e lucidamente inquietante nella parte dello psicopatico.

“Amabili resti” è un lungometraggio molto difficile da assimilare, poiché mescola con enorme audacia stili narrativi, opzioni estetiche e toni del racconto tra loro apparentemente inconciliabili. Quello che Peter Jackson è riuscito a realizzare è un puzzle di grande potenza espressiva, magari non del tutto equilibrato ma emozionante, libero, a tratti straziante. Grande cinema, che merita assolutamente di essere amato.
La pellicola sarà distribuita sugli schermi dalla Paramount Pictures a partire dal 12 febbraio.
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