
Da quel momento Nathan diventa un fuggiasco braccato da sicari e dalla C.I.A. Pian piano il giovane comincia a ricostruire il suo vero passato e scoprire di conseguenza chi è veramente. Prima di tutto però deve riuscire a rimanere vivo…
Il ritorno dietro la macchina da presa del talentuoso ma discontinuo John Singleton coincide con un action-thriller che rispecchia perfettamente la carriera altalenante del regista: anche “Abduction” infatti è un lungometraggio che possiede molti momenti interessanti e ben girati ma li alterna con ovvietà e retorica da teen-movie e con frequenti cadute di tono. Il concept di partenza è potenzialmente molto interessante: il discorso sull’identità perduta, sul non sapere chi si è e a quale mondo si appartiene, è un soggetto senza dubbio affascinante. Il film sembra svilupparlo in maniera se non eccezionale comunque sufficientemente interessante, almeno fin quando la storia non lascia spazio alle scene d’azione. Da quando, invece, comincia la fuga del protagonista la trama diventa banale e prevedibile, anche se alcune scene sono girate con indubbia competenza, senso del ritmo e buon uso dei setting.

Un altro punto debole, o forse dovremmo dire addirittura dolente, è poi Taylor Lautner, attore che è troppo poco espressivo per restituire la vita interiore e i dubbi di una figura così interessante. Certo, quando c’è da mostrare i muscoli e girare le parti action funziona, non c’è dubbio, ma ogni volta che arriva un primo piano su di lui o sulla partner Lily Collins ecco che la tensione del film sbiadisce. Il ragazzo è anche penalizzato dal dover recitare insieme a un gruppo di attori consumati e sempre credibili come ad esempio Sigourney Weaver e Alfred Molina.
Il tentativo di fare cinema comunque apprezzabile si nota in determinati momenti, ma nel complesso “Abduction” sembra più un’occasione persa, che troppo concede agli spettatori a cui è rivolto.
Il film, in uscita il 7 ottobre, è distribuito in Italia da Moviemax.