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Virginia. La vera storia della Monaca di Monza
Dopo Don Bosco e Cime Tempestose arriva su Raiuno la vera storia della Monaca di Monza, la oscura figura manzoniana contrapposta a Lucia, eroina del romanzo mite e piena di fede. Alla scoperta della sua vera identità di donna forte che commise il peccato di voler essere libera.

12.04.2007 - Autore: Rossana Cacace
Chiunque abbia letto i Promessi Sposi di Alessandro Manzoni non sarà rimasto indifferente alla figura controversa della Monaca di Monza, colei che l’ autore definisce laconicamente la ‘sventurata’. Dopo ben quattro pellicole che nella seconda metà del Novecento hanno voluto raccontare la sua storia, ci prova adesso il regista Alberto Sironi con un film (non una fiction) per la tv in due puntate, in onda lunedi 11 e martedi 12 ottobre in prima serata su Raiuno dal titolo di Virginia. La Monaca di Monza.
Ad interpretare la protagonista, la aristocratica Virginia Maria de Leyva, costretta dal padre ad entrare in convento pur di non disgregare l’immenso patrimonio, è stata chiamata Giovanna Mezzogiorno, attrice giovane (compie trenta anni il prossimo 9 novembre) ed espressiva, sempre più apprezzata e richiesta nel mondo del cinema e della televisione.
Accanto a lei, per questa coproduzione italo-catalana, bravi attori italiani e spagnoli. Tra questi Toni Bertorelli nel ruolo di Don Martino, il padre egoista e avido (che in realtà si comporta secondo le consuetudini di tutti i nobili dell’epoca), Stefano Dionisi ad interpretare Paolo Osio con cui Virginia avrà una relazione e una figlia, Lluis Homar (interprete del sacerdote pedofilo nell’ultimo film di Almodovar, La mala Educacion) nel ruolo di Padre Castillo, ancora una volta prete, ma questa volta buono e caritatevole.
La storia si snoda lungo il racconto fatto da Suor Virginia al Cardinale Borromeo, purchè le sia permesso di rintracciare la figlia concepita clandestinamente in convento 18 anni prima. Ripercorre così tutte le tappe che hanno portato una giovane bellissima che coltivava il sogno di sposarsi ed essere madre a divenire una monaca in una prigione dorata, a ribellarsi cercando di creare una piccola famiglia, spingendosi ad essere complice seppur involontaria di un omicidio. Il prezzo da pagare sarà vivere 12 anni murata in una cella e l’affidamento della figlia ad una famiglia sconosciuta.
Figura affascinante e passionale, Virginia Maria de Leyva, è realmente esistita. Il personaggio del film, estremamente moderno, a volte troppo rispetto all’idea manzoniana, è stato ricavato soprattutto dagli atti del processo a cui la giovane donna fu sottoposta e dalle lettere finora sconosciute tra Virginia e il Cardinale Federigo Borromeo.
Girato in location bellissime, tra Piemonte, Roma e Tarragona in Spagna, vuole così riproporre l’atmosfera che si respirava nei primi anni del ‘600, secolo poco rappresentato dal cinema e dalla tv. La narrazione poteva risultare un po’ claustrofobica, tra conventi e castelli e isolati, invece è venuta fuori una storia molto ariosa che colpisce per la scenografia molto curata e il ritmo narrativo serrato.