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Via libera a "Il sequestro Soffiantini"
Prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi, reduce dai successi di "La Uno bianca" e "Distretto di polizia", "Il sequestro Soffiantini" va in onda il 30 e 31 gennaio alle 21 su Canale 5.

12.04.2007 - Autore: Adele de Gennaro
Forse non sarà stato lappello di Giuseppe Soffiantini a convincere i giudici, in ogni caso il via libero è arrivata a pochi ore dalla messa in onda. Prodotto dalla Taodue di Pietro Valsecchi, reduce dai successi di La Uno bianca e Distretto di polizia, Il sequestro Soffiantini, in onda il 30 e 31 gennaio alle 21 su Canale 5 riporta al centro dellattenzione uno dei casi più drammatici dei sequestri di questi ultimi anni. Diretta da Riccardo Milani e interpretato da Michele Placido, Tony Sperandeo, Claudia Pandolfi, Anna Buonaiuto, Lino Capolicchio e Libero De Rienzo, la fiction di Canale 5 arriva a ridosso del film della Rai su Perlasca, altro piccolo grande eroe.
A distanza di 4 anni dalla liberazione (furono pagati, ricordiamo, 5 miliardi), Giuseppe Soffiantini non riesce a trattenere la commozione: Credo che sia doveroso sottolineare che io non sono né un eroe né una persona particolarmente eccezionale, piuttosto la testimonianza che ognuno di noi ha risorse impensabili. E di forza questo signore, così distinto, lucido e di forti valori cristiani, ne ha avuta da vendere durante i 237 giorni di prigionia, 8 mesi strappati ai suoi affetti più cari. Oltre alla fede spiega mi ha aiutato lamore per i miei figli: è stato il pensiero della mia famiglia la molla che mi ha aiutato a uscirne fuori. Scritto da Valter Lupo e Luca Rossi con la supervisione di Stefano Rulli, il film è ispirato al libro Il mio sequestro, scritto oltre due anni fa dallo stesso Soffiantini con Tonino Zana. Oltre al lato cronachistico spiega il regista abbiamo cercato di privilegiare la vicenda umana e abbiamo impostato il lavoro con gli attori sul massimo realismo, mostrando anche il rapporto contraddittorio tra Soffiantini ed i suoi sequestratori. Aggiunge Valsecchi: E un film a tre livelli, si scava non solo sulla vicenda del sequestro, ma anche sulla famiglia di Soffiantini e sulle responsabilità dello Stato.
Al film tra laltro, ha collaborato attivamente lo stesso Soffiantini. Veniva a trovarci sul set molto spesso racconta Michele Placido e si interessava anche dei dettagli tecnici: controllava la lunghezza della mia barba e dei capelli, persino la catena con cui ero legato. Continua lattore: Con Milani abbiamo cercato di dare al personaggio una sofferenza non solo fisica, ma anche interiore. Ho chiesto al regista di farmi scivolare, di evitare controfigure, di farmi mangiare formiche, tutto per aderire il più possibile al personaggio. Se fossi stato al suo posto, comunque, non avrei mai perdonato i suoi rapitori. In questo caso non cè nessuna assoluzione. Quanto alle polemiche sollevate dai legali di Farina, che hanno cercato fino allultimo di bloccare la messa in onda, Soffiantini dichiara: Questo film non vuole offendere nessuno, spero davvero che la gente lo guardi. Il mio, però, non è buonismo, per me il perdono non è solo generosità. Io ho voluto riprendere in mano la mia vita, non a caso ho ripreso a lavorare insieme ai miei figli 2 giorni dopo la liberazione. Conclude lindustriale: Se non si sceglie la strada del perdono non ci si libera mai dal sequestro. Capitemi, il perdono è anche una forma di autodifesa.