Ha un profilo al limite del criminale e un seguito su Twitter che neanche lo staff della Casa Bianca sognerebbe. E lo sprezzante paragone con il Presidente è farina del suo sacco: “sono intoccabile, sono più famoso di Obama, sono Charlie Sheen!”, la sua risposta a chi si interroga sul successo di un simile avanzo di galera. E’ misogino, autolesionista e probabilmente anche pazzo ma vanta un posto d’onore in quell’elenco tanto americano di personaggi risorti dalle proprie ceneri. A ridargli smalto, più che i meriti del suo lavoro, è stato un infaticabile impegno nel distruggersi sistematicamente la vita.
Se qualche anno fa ogni tanto un’agenzia batteva la notizia di una sua overdose, di un suo arresto o di un ricovero nei centri di disintossicazione e il padre Martin si stracciava le vesti per questo figlio infelice e disgraziato, negli ultimi tempi il ritmo degli scandali è aumentato fino a raggiungere l’incredibile. Alla solita dipendenza dalle droghe si sono sommati i matrimoni, i figli, i divorzi, l’alcolismo, i maltrattamenti, la passione per le pornostar e le interviste confuse e sboccate rilasciate ai media. Un curriculum che farebbe impallidire il marchese De Sade.
A tenerlo a galla: un rapporto con la Warner Bros. che produce con successo la sit-com “Due uomini e mezzo” di cui Sheen è acclamato protagonista e che in nome degli ascolti ha mantenuto lo stile di vita dissennato dell’attore pagandolo fino a un milione 200mila dollari a episodio e interrompendo le riprese ogni volta che il bad-boy ne combinava una delle sue. A forza di osservare una condotta fin troppo permissiva verso le intemperanze dell’artista però il network si era guadagnato molte critiche e spesso si era trovato in situazioni piuttosto imbarazzanti. L’ultima volta il 27 gennaio scorso, quando Sheen ha rischiato una nuova overdose dopo un festino di due giorni a base di sesso e cocaina in compagnia di cinque escort e il suo portavoce ha liquidato la faccenda con una scusa offensiva per qualunque forma di intelligenza: ha riso fino a procurarsi un’ernia inguinale… Come no.
La CBS sospende la lavorazione della serie tv e manda tutti a casa per un po’, sperando che Sheen voglia curarsi a dovere. Lui però si riprende in tre secondi e si secca molto di non trovare nessuno sul set, così in preda alla rabbia copre d’insulti Chuck Lorre, creatore dello show, che aveva ironizzato sull’ennesimo ricovero dicendo: “Se Charlie Sheen mi sopravvivesse, mi arrabbierei davvero molto”. “E’ un verme, un uomo piccolo, un pagliaccio” sono le gentili parole di risposta, e lo sfogo non risparmia i vertici dell’azienda e riserva un angolo speciale alla ex moglie che ha ottenuto un ordine restrittivo dopo aver incassato minacce di morte violenta. Pare che Sheen sognasse di decapitarla…
I media impazziscono per questa degenerazione selvaggia e in pochi giorni la star si guadagna copertine, interviste a radio e tv che non fanno che evidenziare eccessi, stravaganze, nevrosi e megalomanie di chi ha rinunciato a ogni freno inibitorio. Sheen, in un attacco di lucidità che lo colpisce alle spalle, comincia a marciarci e le spara ogni giorno più grosse fino a provocare lo strappo definitivo con Warner Bros. che lo silura. Intanto, con la mano sinistra, crea un account su Twitter che registra 2 milioni di followers in 25 ore e maneggia l’idea di un reality incentrato su di lui, lanciando su Ustream.com “Sheen’s Korner”, concentrato di sproloqui in libertà in diretta dalla sua casa di Los Angeles. Quanto durerà è difficile stimarlo, chiarissimo è invece quanto sia triste lo spettacolo di questa carneficina e quanto ancora più orrendo e meschino sia il bisogno di divorare anche le carcasse. Ma chi davvero sta mangiando chi?
Nota a margine per chi fosse preoccupato per le sorti di "Due uomini e mezzo": lo show dovrebbe riprendere la prossima stagione e il più accreditato a sostituire Sheen è al momento Rob Lowe.
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The Truth About Charlie
Il caso Charlie Sheen sta assediando i media americani. Ultimo capitolo della telenovela trash: il licenziamento del turbolento attore da parte della Warner Bros.
09.03.2011 - Autore: Ludovica Sanfelice