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Il film. Il soggetto trae spunto dal libro che racconta la vita dell'ultimo sovrano manciù: Sono stato imperatore, opera biografica pubblicata da Bompiani nel 1960 e scritta da Aisin Gioro Pu Yi, undicesimo esponente della dinastia Qing, ultimo sovrano prima della Cina prima che quest'ultima attraversasse diverse vicissitudini e cambi di governo poi culminati nella Rivoluzione culturale cinese. In Italia la prima messa in onda televisiva fu accompagnata da un'intervista di Enzo Biagi all'ultima moglie di Pu Yi.

Il film percorre a ritroso le vicende del protagonista, interpretato da adulto dall'attore John Lone, diventato da simbolo assoluto del privilegio a uomo comune come tanti. Ma la tragedia dell'ultimo imperatore è anche quella di un uomo impreparato, perché troppo piccolo quando viene chiamato a salire al potere o perché realmente incapace di liberarsi dalle gabbie dorate in cui la sua condizione unica lo intrappola. La pellicola diede la possibilità a un regista occidentale per la prima volta, non considerando i lavori documentaristici precedenti, di girare nella Città Proibita di Pechino che qui si illumina grazie anche alla fotografia di Vittorio Storaro.
Dietro le quinte. Il film fu realizzato grazie alla totale collaborazione del governo cinese che impiegò enormi risorse pur di realizzarlo. Addirittura nei giorni dei ciak nella Città Proibita, fu inibita la visita della Regina Elisabetta II in quei luoghi pur di permettere al film di portare a termine il proprio lavoro senza interruzioni esterne.
Perché vederlo. Epico e intimo al tempo stesso è un film che ci mostra un mondo che non c'è più come non è stato possibile vederlo prima d'ora.
La scena da antologia. L'immensa scena dell'incoronazione dell'imperatore-bambino.
Dove e quando. Su Cielo ore 21:15.