È di nuovo Tony Leung Chiu-Wai il protagonista di uno di più bei film di Wong Kar-Wai, The Grandmaster. Un Instant Classic che rinnova il Wuxia e vede la crescita di Zhang Ziyi, perla tra i tanti esperti di arti marziali chiamati a raccontare la storia di Ip Man, Maestro della leggenda Bruce Lee, con cui si aprì la sessantatreesima edizione della Berlinale nel 2014.
Il film. Ip Man, colui che diventerà il maestro di Bruce Lee, vive a Fo Shan, nel sud della Cina dove pratica le arti marziali come personale passione. In seguito alla guerra cino-giapponese che sconvolge le province del nordest del Paese, il Grande Maestro Gong Baosen è costretto a trasferirsi a Fo Shan dove tiene la cerimonia del proprio addio alle arti marziali. Viene raggiunto da Gong Er, figlia a cui ha insegnato una tecnica letale. Ip Man e Gong Er si conoscono in questa occasione. La domanda che percorre il mondo del kung fu è: chi diverrà il successore di Gong Baosen?
Dietro le quinte. Anche un esperto come Tony Leung fu costretto a un allenamento di quattro ore al giorno - per un anno! - per poter essere credibile nel ruolo di Ip Man, mentore di Bruce Lee (che poi sviluppò il suo personale stile con il Jeet Kune Do) e primo Shifu a insegnare l'arte marziale del Wing Chun: caratterizzata da mosse e colpi portati a brevissima distanza. Il tempo non mancò, in compenso, per un film il cui progetto nacque e fu annunciato ben dieci anni prima della sua uscita. Purtroppo l'estremo perfezionismo di Kar-Wai Wong che dedicò un anno al montaggio comportò che nel frattempo venne realizzato più di un film sullo stesso soggetto (come Ip Man nel 2008 e Ip Man 2 nel 2010).
Perché vederlo. Un nuovo capolavoro del regista di In the Mood for Love, capace qui di unire al consueto tocco per il melodramma la tradizione wuxia più consolidata. E insieme rimodernata, soprattutto nelle splendide coreografie, e ammantata di sentimento e atmosfera. Personaggi classici, affidati ai più grandi attori orientali del momento e fatti esprimere in maniera non verbale, fanno di questo gioiello una gioia per gli occhi e i sensi. Tanto raro è imbattersi in una tale perfezione e coerenza formale, filosofica e narrativa a ogni livello, e in un regista tanto sensibile e coraggioso nello sfidare certi canoni dando loro nuova vita, e futuro.
La scena da antologia. In un film tanto ricco, visivamente e dal punto di vista dell'azione, difficile scegliere tra i momenti più intensi drammaticamente e scene di lotta particolarmente avvincente. Ma, in questo senso, più che la lunga e tesa sequenza tra i treni in cui Ziyi Zhang affronta Tony Leung e Max Zhang, preferiamo ricordare - , per coreografia ed estetica - il combattimento sotto la pioggia in stile Bajiquan (o 'pugilato degli otto estremi').
I premi. Ha dell'incredibile che un film tanto amato da pubblico e critica non abbia raccolto che le due nomination agli Oscar del 2014 per la Miglior fotografia (di Philippe Le Sourd) e i Migliori costumi (di William Chang).
Dove e quando. Alle 21.15 su Rai 4, canale 21 del digitale terrestre e 10 della piattaforma satellitare TivùSat.
Il film. Ip Man, colui che diventerà il maestro di Bruce Lee, vive a Fo Shan, nel sud della Cina dove pratica le arti marziali come personale passione. In seguito alla guerra cino-giapponese che sconvolge le province del nordest del Paese, il Grande Maestro Gong Baosen è costretto a trasferirsi a Fo Shan dove tiene la cerimonia del proprio addio alle arti marziali. Viene raggiunto da Gong Er, figlia a cui ha insegnato una tecnica letale. Ip Man e Gong Er si conoscono in questa occasione. La domanda che percorre il mondo del kung fu è: chi diverrà il successore di Gong Baosen?
Dietro le quinte. Anche un esperto come Tony Leung fu costretto a un allenamento di quattro ore al giorno - per un anno! - per poter essere credibile nel ruolo di Ip Man, mentore di Bruce Lee (che poi sviluppò il suo personale stile con il Jeet Kune Do) e primo Shifu a insegnare l'arte marziale del Wing Chun: caratterizzata da mosse e colpi portati a brevissima distanza. Il tempo non mancò, in compenso, per un film il cui progetto nacque e fu annunciato ben dieci anni prima della sua uscita. Purtroppo l'estremo perfezionismo di Kar-Wai Wong che dedicò un anno al montaggio comportò che nel frattempo venne realizzato più di un film sullo stesso soggetto (come Ip Man nel 2008 e Ip Man 2 nel 2010).
Perché vederlo. Un nuovo capolavoro del regista di In the Mood for Love, capace qui di unire al consueto tocco per il melodramma la tradizione wuxia più consolidata. E insieme rimodernata, soprattutto nelle splendide coreografie, e ammantata di sentimento e atmosfera. Personaggi classici, affidati ai più grandi attori orientali del momento e fatti esprimere in maniera non verbale, fanno di questo gioiello una gioia per gli occhi e i sensi. Tanto raro è imbattersi in una tale perfezione e coerenza formale, filosofica e narrativa a ogni livello, e in un regista tanto sensibile e coraggioso nello sfidare certi canoni dando loro nuova vita, e futuro.
La scena da antologia. In un film tanto ricco, visivamente e dal punto di vista dell'azione, difficile scegliere tra i momenti più intensi drammaticamente e scene di lotta particolarmente avvincente. Ma, in questo senso, più che la lunga e tesa sequenza tra i treni in cui Ziyi Zhang affronta Tony Leung e Max Zhang, preferiamo ricordare - , per coreografia ed estetica - il combattimento sotto la pioggia in stile Bajiquan (o 'pugilato degli otto estremi').
I premi. Ha dell'incredibile che un film tanto amato da pubblico e critica non abbia raccolto che le due nomination agli Oscar del 2014 per la Miglior fotografia (di Philippe Le Sourd) e i Migliori costumi (di William Chang).
Dove e quando. Alle 21.15 su Rai 4, canale 21 del digitale terrestre e 10 della piattaforma satellitare TivùSat.