Uno dei migliori thriller di Dario Argento, Profondo Rosso continua ancora oggi a essere un valido esempio del perché molti lo considerino ancora il Maestro del Brivido italiano… Tra influenze passate e suggestioni moderne, tra tentazioni splatter ormai vintage e le recenti debolezze narrative il film con David Hemmings, Daria Nicolodi e Gabriele Lavia resta una pietra miliare del genere, e non solo per quanto riguarda l'Italia.
Il film. Helga Ulmann è una sensitiva tedesca che a Roma, durante un congresso di parapsicologia, afferma di percepire tra il pubblico del teatro l'inquietante presenza di un assassino. A congresso finito, la medium rivela allo psichiatra Giordani di conoscere l'identità dell'assassino; i due però non si accorgono che il serial killer è ancora nel teatro e li sta osservando. Tornata a casa, la sensitiva viene uccisa a sangue freddo con una mannaia da un individuo con impermeabile nero e cappello, che agisce dopo aver sentito una nenia per bambini. Intanto il pianista inglese Marc Daly, che abita nello stesso stabile della Ulmann, assiste involontariamente all'epilogo del delitto insieme all'amico Carlo, un alcolista. Sale subito nell'abitazione della medium e dalla finestra vede allontanarsi furtivamente una figura con un impermeabile nero. Poco dopo arrivano la polizia e una giovane giornalista, Gianna Brezzi, che decide di indagare assieme a lui sul caso. Marc viene tormentato dal ricordo di uno strano quadro all'interno dell'appartamento della vittima, apparentemente rimosso o spostato, ed è convinto che questa sua sensazione abbia un'importanza cruciale per la risoluzione del delitto...
Dietro le quinte. Poco ricordato per questo motivo, ma il film segnò il consolidarsi della relazione di Argento, appena separato da Marilù Tolo, con l'attrice Daria Nicolodi, presenza fondamentale nelle sue vita e filmografia. Ma anche la presenza di un'altra donna ha un'importanza non da poco nel cast, quella di Clara Calamai, scelta per un ruolo fondamentale proprio perché anziana e dalla fama ormai offuscata (tanto che in un'affascinante intreccio di realtà e fantasia, per la scena in cui la madre di Carlo mostra a Daly delle vecchie foto, queste sono delle vere immagini dell'attrice, fotografata sui set dei vecchi film degli anni trenta e quaranta). Una nota interessante, inoltre, riguarda il titolo, inizialmente La tigre dai denti a sciabola (ma solo "per prendersi gioco della stampa" dopo i suoi precedenti film 'animaleschi') e poi Chipsiomega (risultato dell'unione delle ultime tre lettere dell'alfabeto greco).
Perché vederlo. Sbeffeggiato o stroncato all'uscita, Profondo Rosso ha saputo conquistare un posto nella nostra storia cinematografica come fanno tanti cult, un passo alla volta, anno dopo anno. Considerato oggi 'l'anello di congiunzione' tra la fase hitchcockiana e quella paranormale-visionaria, il film del regista romano è ormai un vero e proprio fenomeno, anche di costume. Come dimostrano il progetto di qualche anno fa di farne un Musical e l'investitura del suo autore a vero e proprio Maestro del genere, ormai frequentemente invitato a introdurre altri classici immortali nei principali festival europei e internazionali. Ma tra i tanti meriti storici, tecnici (con gli effetti speciali cui partecipò Carlo Rambaldi) e immaginifici, indimenticabile resta la colonna sonora dei Goblin, a parte le composizioni del pianista jazz Giorgio Gaslini. E dire che la prima scelta di Argento erano stati i Pink Floyd, che all'epoca rifiutarono cortesemente l'offerta del regista perché impegnati nella realizzazione di Wish You Were Here.
La scena da antologia. Tra le cinque scene simbolo del Dario Argento più splatter avevamo già inserito il "Gran Finale" del film, ma per chi lo abbia già visto - e senza esplicitare lo spoiler - la scena più inquietante è quella che in pochi (solo i più attenti) apprezzano alla prima visione, ma che tutti si concentrano ad analizzare sin dalla seconda… o successive. Quella, ovviamente, in cui sin dall'inizio il regista ci mostra il volto dell'assassino, in maniera poco evidente e subliminale, ma altrettanto inquietante.
I Premi. Poca fortuna in Patria (e tra i contemporanei) per un film che ancora oggi molti registi più celebrati citano come influenza. Solo nominato ai Nastri d'Argento del 1976 per la Migliore Musica di Giorgio Gaslini, Profondo Rosso vinse in terra iberica la Medalla Sitges en Oro de Ley per il Miglior Regista all'International Fantastic Film Festival catalano.
Dove e quando. Alle 21:00 su Iris, canale 22 del digitale terrestre e 11 della piattaforma satellitare TivùSat.
Il film. Helga Ulmann è una sensitiva tedesca che a Roma, durante un congresso di parapsicologia, afferma di percepire tra il pubblico del teatro l'inquietante presenza di un assassino. A congresso finito, la medium rivela allo psichiatra Giordani di conoscere l'identità dell'assassino; i due però non si accorgono che il serial killer è ancora nel teatro e li sta osservando. Tornata a casa, la sensitiva viene uccisa a sangue freddo con una mannaia da un individuo con impermeabile nero e cappello, che agisce dopo aver sentito una nenia per bambini. Intanto il pianista inglese Marc Daly, che abita nello stesso stabile della Ulmann, assiste involontariamente all'epilogo del delitto insieme all'amico Carlo, un alcolista. Sale subito nell'abitazione della medium e dalla finestra vede allontanarsi furtivamente una figura con un impermeabile nero. Poco dopo arrivano la polizia e una giovane giornalista, Gianna Brezzi, che decide di indagare assieme a lui sul caso. Marc viene tormentato dal ricordo di uno strano quadro all'interno dell'appartamento della vittima, apparentemente rimosso o spostato, ed è convinto che questa sua sensazione abbia un'importanza cruciale per la risoluzione del delitto...
Dietro le quinte. Poco ricordato per questo motivo, ma il film segnò il consolidarsi della relazione di Argento, appena separato da Marilù Tolo, con l'attrice Daria Nicolodi, presenza fondamentale nelle sue vita e filmografia. Ma anche la presenza di un'altra donna ha un'importanza non da poco nel cast, quella di Clara Calamai, scelta per un ruolo fondamentale proprio perché anziana e dalla fama ormai offuscata (tanto che in un'affascinante intreccio di realtà e fantasia, per la scena in cui la madre di Carlo mostra a Daly delle vecchie foto, queste sono delle vere immagini dell'attrice, fotografata sui set dei vecchi film degli anni trenta e quaranta). Una nota interessante, inoltre, riguarda il titolo, inizialmente La tigre dai denti a sciabola (ma solo "per prendersi gioco della stampa" dopo i suoi precedenti film 'animaleschi') e poi Chipsiomega (risultato dell'unione delle ultime tre lettere dell'alfabeto greco).
Perché vederlo. Sbeffeggiato o stroncato all'uscita, Profondo Rosso ha saputo conquistare un posto nella nostra storia cinematografica come fanno tanti cult, un passo alla volta, anno dopo anno. Considerato oggi 'l'anello di congiunzione' tra la fase hitchcockiana e quella paranormale-visionaria, il film del regista romano è ormai un vero e proprio fenomeno, anche di costume. Come dimostrano il progetto di qualche anno fa di farne un Musical e l'investitura del suo autore a vero e proprio Maestro del genere, ormai frequentemente invitato a introdurre altri classici immortali nei principali festival europei e internazionali. Ma tra i tanti meriti storici, tecnici (con gli effetti speciali cui partecipò Carlo Rambaldi) e immaginifici, indimenticabile resta la colonna sonora dei Goblin, a parte le composizioni del pianista jazz Giorgio Gaslini. E dire che la prima scelta di Argento erano stati i Pink Floyd, che all'epoca rifiutarono cortesemente l'offerta del regista perché impegnati nella realizzazione di Wish You Were Here.
La scena da antologia. Tra le cinque scene simbolo del Dario Argento più splatter avevamo già inserito il "Gran Finale" del film, ma per chi lo abbia già visto - e senza esplicitare lo spoiler - la scena più inquietante è quella che in pochi (solo i più attenti) apprezzano alla prima visione, ma che tutti si concentrano ad analizzare sin dalla seconda… o successive. Quella, ovviamente, in cui sin dall'inizio il regista ci mostra il volto dell'assassino, in maniera poco evidente e subliminale, ma altrettanto inquietante.
I Premi. Poca fortuna in Patria (e tra i contemporanei) per un film che ancora oggi molti registi più celebrati citano come influenza. Solo nominato ai Nastri d'Argento del 1976 per la Migliore Musica di Giorgio Gaslini, Profondo Rosso vinse in terra iberica la Medalla Sitges en Oro de Ley per il Miglior Regista all'International Fantastic Film Festival catalano.
Dove e quando. Alle 21:00 su Iris, canale 22 del digitale terrestre e 11 della piattaforma satellitare TivùSat.