Di Gabriele Salvatores
con Angela Baraldi, Elio Germano, Gigio Alberti, Claudia Zanella, Luigi Maria Burruano, Andrea Renzi.
Dopo l’inquietante solarità della campagna di “Io non ho paura” (id., 2003), Gabriele Salvatores cambia
completamente registro visivo ed ambienta questo “noir esistenziale”
sotto i portici bui di una Bologna piovosa e desolata.
Tratto dall’omonimo romanzo di Grazia Verasani, “Quo Vadis, Baby?”
conferma dunque la volontà dell’autore milanese di proporre al pubblico
un prodotto sempre nuovo, non lasciandosi cullare dalle facili
opportunità dei successi raggiunti. Sotto questo punto di vista il film
è piuttosto intrigante: la scelta dell’alta definizione, unita ad una
ricerca fotografica di densa pastosità cromatica, costruiscono un
impianto visivo malinconico e suadente.
Purtroppo però l’estetica precisa del lungometraggio viene costruita su
una sceneggiatura non altrettanto funzionale: il difetto maggiore dello
script di Fabio Scaloni e dello stesso Salvatores è quello di rimanere incerto sul genere cinematografico da seguire.
“Quo Vadis, Baby?”
è piuttosto esplicitamente un melodramma –aspetto che tutto sommato
funziona - , ma viene presentato sotto le mentite spoglie di un giallo;
tutte le strutture e soprattutto gli snodi narrativi propri di un
genere così preciso vengono perciò riproposti in maniera troppo debole
per risultare efficaci; anche la volontà di proseguire sulle orme del
“noir” spinge la sceneggiatura in direzioni che poi si rivelano non
coerenti con lo sviluppo della storia principale, e di conseguenza si
perdono senza una logica ben precisa.
Non trattandosi di un vero e proprio giallo, il film risulta
dunque poco credibile proprio quando deve affrontare le cesure
narrative che cadenzano il plot; la mancanza poi di un personaggio
“forte” al centro della storia, che agisca e mandi avanti la trama
invece di subirne gli eventi – stiamo parlando però di semplici
meccanismi narrativi, non dell’effettiva riuscita della figura di
Giorgia – sgretola pian piano l’interesse sulla soluzione del mistero.
Pur rimanendo piuttosto indifferenti di fronte ad una storia confusa ed
incerta sulla strada da seguire, possiamo però dedicarci a piccoli
particolari che rendono “Quo Vadis, Baby?”
un’opera comunque non del tutto sbagliata. L’attenzione ai dettagli di
una scenografia molto curata; la soffusa malinconia di un’immagine la
cui preziosità non è mai fine a se stessa; una serie di personaggi
secondari che permettono agli attori di dare il meglio di sé;
soprattutto, la commovente aderenza fisica della Baraldi al
ruolo di Giorgia: si può chiaramente contestare il fato che Angela non
è un’attrice professionista, e nel film in qualche caso lo si vede
pure. Ma la sua adesione psico-fisica alla donna che interpreta rende
la sua performance in qualche modo coinvolgente, e questo è abbastanza.
Alla fine, “Quo Vadis Baby?”
può essere annoverato nella schiera dei film mancati, a causa di una
sceneggiatura che adotta in maniera troppo debole delle strutture
narrative precise per raccontare poi alte vicende, soprattutto altre
sensazioni: rimane l’atmosfera, certo, ma non basta per sostituire la
storia.
offscreen


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Quo Vadis, Baby?
Dopo l'inquietante solarità della campagna di "Io non ho paura", Gabriele Salvatores cambia completamente registro visivo ed ambienta questo "noir esistenziale" sotto i portici bui di una Bologna piovosa e desolata.

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani