Di Marco Tullio Giordana
con Alessio Boni, Michela Cescon, Rodolfo Corsato, Matteo Gadola.
Il dodicenne Sandro (Matteo Gadola), figlio di un ricco industriale bresciano, cade dalla barca mentre si trova in vacanza col padre Bruno (Alessio Boni) e l’amico Popi (Rodolfo Corsato),
in viaggio verso i mari della Grecia. Raccolto da un nave di profughi
diretta in Italia, il bambino viene accudito soprattutto da Radu (Vlad Alexandra Toma) e dalla sua sorellina Alina (Ester Hazan).
Il ritorno alla vita normale non sarà così semplice per Sandro:
l’acquisita coscienza sulla penosa condizione dei profughi giunti nel
nostro paese lo spingerà ad una nuova presa di coscienza; alla fine
anche i suoi genitori si troveranno a dover fare i conti con l
desiderio del bambino di aiutare i suoi amici.
Unico film italiano in concorso a Cannes 2005, il nuovo film di Marco Tullio Giordana si presenta come un affascinante e doloroso film mancato, o meglio riuscito a metà; se a livello estetico “Una volta nato non puoi più nasconderti” è senza dubbio il miglior lavoro del suo autore – grazie anche alla splendida fotografia di Roberto Forza
– per quanto riguarda la strutturazione della storia si assiste in
maniera piuttosto evidente ad un’opera divisa in due: tanto preziosa ed
emozionante nel creare attesa ed atmosfere rarefatte infatti si
dispiega la prima parte della pellicola, quanto schematica ed un po’
troppo retorica invece viene costruita la seconda, che ha il difetto
(ma anche il compito ingrato) di dover rispondere a tutti gli
interrogativi posti in precedenza. Bellissimo da vedere nelle sequenze
di mare, intenso e realistico nella sfaccettatura di tutti i personaggi
in scena, il lungometraggio inizia ad arrancare paurosamente quando il
piccolo protagonista mette nuovamente piede sulla terra ferma, ed
inizia la sua storia personale di “crescita interiore”. Principale
responsabile di questo calo di tensione narrativa sembra essere una
sceneggiatura troppo attenta a non sterzare verso il melodramma,
pericoloso ma forse necessario per evitare ad un certo punto l’afasia
del racconto. In certi momenti poi il film ricorda troppo da vicino,
nella sua ricerca di sobrietà filmica, un capolavoro sotto quel punto
di vista inarrivabile come “Il ladro di bambini” (id., 1991) di Gianni Amelio, non a caso anch’esso scritto dai grandi Sandro Petraglia e Stefano Rulli. Di “Una volta nato non puoi più nasconderti”
rimane comunque un giudizio più che dignitoso, dovuto soprattutto
all’eleganza formale della regia di Giordana; per quanto riguarda gli
attori, vogliamo annotare la positiva conferma di Alessio Boni e la perplessità che ci ha invece suscitato una Michela Cescon
eccessivamente monocorde. Rispetto alla media della produzione
cinematografica italiana, sia per quanto riguarda il progetto
produttivo che la sua realizzazione finale, questo film rappresenta
comunque uno sforzo elevato, e comunque da promuovere ed incoraggiare.
Anche se la splendida epopea de “La meglio gioventù” (id., 2003) era tutta un’altra cosa…
offscreen


NOTIZIE
Quando sei nato non puoi più nasconderti
Unico film italiano in concorso a Cannes, la nuova pellicola di Marco Tullio Giordana si presenta come un affascinante e doloroso ritratto.

12.04.2007 - Autore: Adriano Ercolani