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PULP FICTION

PULP FICTION

Tarantino

28.03.2001 - Autore: Luca Perotti
Pulp Fiction fu come un fulmine a ciel sereno. Arrivò senza avvertire, sentendosi autorizzato a sconvolgere latmosfera mondana e raffinata della Croisette, nel 1994. La giuria ne fu colpita. Senza mezzi termini. E come poteva esimersi, del resto, dal premiare la forza dirompente, la rilettura innovativa, la magia registica e, soprattutto, uno stuolo di personaggi talmente magnetici da risultare subito indimenticabili, da rimanere impressi per sempre, come un tatuaggio di celluloide? Poi, dopo liniziale ed entusiasmante senso di stupore e il piacevole smarrimento susseguente alla visione, il pensiero corse allopera prima di mister Tarantino, ovvero Le Iene e quel senso di vuoto riempito, di desiderio cinefilo finalmente soddisfatto, trovò il suo giusto verso o, almeno, una parvenza di spiegazione estetica. Perché Pulp Fiction è lestremizzazione e la definizione dei puntelli che il regista americano, ex-commesso in un videostore, piantò due anni prima, raccontando a modo suo la storia bislacca dei vari Mr. White, Mr. Brown e di personaggi talmente balzani che non potevano che uscire proprio dalle pagine di un romanzo Pulp. I romanzi Pulp erano storie di scarso valore letterario, stampate su libri o riviste da quattro soldi, precisamente su carta ruvida di legno (da una delle accezioni gergali della parola pulp), molto in voga nella cultura underground. Da allora, la parola Pulp è stata trangugiata e digerita, usata per definire lo stile di molti registi e scrittori. Spesso lo si è fatto a sproposito, più per rendere lidea e fornire coordinate che non per reale coincidenza con il soggetto in questione. Tarantino, da abile iconofago, ha semplicemente trasformato in un film accattivante, il suo fervido magazzino di memoria stracolmo di personaggi creati nelle pagine dei racconti pulp, insieme ad un universo formatosi dalla visione e dalla revisione di film di serie B, di qualsiasi nazionalità, risalente soprattutto al fecondo periodo degli anni settanta. Unoperazione tuttaltro che semplice. Ma il merito maggiore è quello di aver introdotto al grande pubblico un universo variegato e sgargiante, tirandolo fuori dalle oscure e solitarie visioni degli appassionati del genere, elevandosi quindi a Cult dei cult, a portavoce-condottiero di un coacervo di opere di solito relegate nelle cantine dei cineclub. Tarantino lavora con i materiali tratti dallintero repertorio della cultura pop americana: musica, fumetti, la narrativa suddetta, il cinema underground; li manipola fino ad affondarci dentro, li estremizza fino a renderli seducenti, servendosi di personaggi di matrice fumettistica, offerti alla visione dello spettatore in tutta la loro estrosità. Quello che più colpisce della regia di Tarantino, in Pulp Fiction, è il suo seguire i personaggi con insistenza, il soffermarsi su una situazione arricchendola di dialoghi puntigliosi e impensabili, inchiodando lo spettatore alla visione di una scena solitamente insignificante dal punto di vista narrativo e arrestandosi giusto un istante prima che tutto esploda. Uninquadratura prima della saturazione, insomma. Una delle tante mosse astute poi, di quelle che lasciano il segno, è stata quella di aver recuperato unicona degli anni settanta: John Travolta, da tempo assente dal grande schermo. Gli ha assegnato il ruolo di un killer (Vincent Vega) un po frastornato, con i capelli lunghi, gli orecchini e decisamente fuori forma. Del Tony Manero che folleggiava febbricitante a ritmo di Disco Music non è rimasto granché. Il ballerino che voleva farsi il mondo ne ha ingurgitato di ketchup e maionese. Ma Tarantino ha dimostrato di saperla lunga; di sapersi destreggiare con ingegnosità. E in una delle sequenze più indimenticabili, lo fa trascinare sulla pista dalla Pupa Uma Thurman, dove, a piedi scalzi, si cimenta, padrone di sé, in un twist moderato ma sfolgorante. Unicona degli anni settanta, nella Los Angeles degli anni novanta, che si dimena in un bar stile anni cinquanta. Una delle innumerevoli trovate, uscite fuori da un cilindro senza fondo.  
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