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Oleandro bianco

Donne fragili aggrappate disperatamente a uomini bugiardi e traditori, senza i quali non riescono a stare in piedi.

Olenadro Bianco

12.04.2007 - Autore: Terry Marocco
Regia di Peter Kosminsky con Michelle Pfeiffer, Robin Wright Penn, Alison Lohman, Renée Zellweger   Astrid chiude ad una ad una le quattro valigie che contengono tutta la sua vita: oggetti, ricordi, fotografie. L’ultima a chiudersi è ornata da oleandri bianchi con al centro la foto di una donna bellissima, sua madre. Ingrid (Michelle Pfeiffer) non è una madre comune, artista, narcisa innamorata solo di se stessa, uccide con il veleno degli oleandri il suo uomo, che l’aveva tradita e lasciata. Rinchiusa in carcere, abbandona la figlia quindicenne alla sorte dell’affidamento. Il viaggio di Astrid (Alison Lohman ) tra le varie famiglie che l’accolgono è un viaggio di formazione tra mondi diversi ma tra loro simili per solitudine e squallore. Dalla casa da artista chic tra gli oleandri, a una roulotte in un canyon triste, fino a una villa sulla collina davanti all’oceano, con grandi vetrate, divani bianchi e piscina. Sempre la California, Los Angeles, struggente la notte con il vento caldo e l’infinità di luci, con le sue spiagge lunghissime e grigie, i «garage-sale» e poi il deserto, così vicino. Starr, la prima delle madri che toccano a Astrid, una fantastica Robin Wright-Penn con fuseaux fucsia, unghie lunghe e perizoma di pizzo azzurro, è una fanatica religiosa, ex ballerina in topless e alcolista. Claire, la seconda, Rennée Zellweger, è un’attrice depressa che vive nella casa sull’oceano tutta beige, con guardaroba firmato e improbabili meches. Rena (Svetlana Efremova), l’ultima, é un’immigrata russa, che raccoglie i vestiti dalle pattumiere di Melrose, per rivenderli nei mercatini. Queste, le madri che toccano alla povera Astrid. Donne fragili aggrappate disperatamente a uomini bugiardi e traditori, senza i quali non riescono a stare in piedi. Uomini come ce ne sono tanti, banali nelle loro bugie, nei loro gesti, né belli né brutti, uomini per i quali si è pure stupidamente disposte a uccidere o uccidersi. Mentre la povera Astrid cerca un po’ di felicità, dal carcere la terribile madre naturale continua a imperversare con perle di saggezza, come «noi siamo delle vichinghe, non possono toccarci». Invece la vita non è proprio così e per la ragazza crescere e trovare un’identità, lontana dalla donna che la domina e la condiziona, sarà molto dura. Il film è tratto dal romanzo di Janet Fitch «Oleandro Bianco». Il libro è veramente bello, la versione cinematografica un po’ meno. Pesa il sapore dolciastro, ingrediente pare necessario di una produzione che guarda al botteghino. E alla fine nasce una legittima domanda: ma come fa Michelle Pfeiffer a migliorare ogni giorno di più in carcere, elegante, sempre pettinata e alla fine persino abbronzata? Meglio di un soggiorno in beauty-farm.
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