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L'ultimo rigore

La fiction Rai 2002 si apre all'insegna del calcio. Dopo "Il mondo del pallone", dove Lino Banfi interpretava l'allenatore di una squadra della provincia lombarda, Sergio Martino torna in tv con una nuova miniserie realizzata dalla Dania Film per Rai Fiction: "L'ultimo rigore".

L'ultimo rigore

19.05.2009 - Autore: Adele de Gennaro
La fiction Rai 2002 si apre allinsegna del calcio. Dopo Il mondo del pallone, dove Lino Banfi interpretava lallenatore di una squadra della provincia lombarda, Sergio Martino torna in televisione con una nuova miniserie realizzata dalla Dania Film per Rai Fiction: Lultimo rigore, in onda su Raidue mercoledì 2 e giovedì 3 gennaio alle 20.50. Non un sequel ma una storia del tutto diversa che, oltre a raccontare con realismo il mondo calcistico, sempre più ammalato di doping, ruota intorno al rapporto conflittuale tra un padre e un figlio, uniti ma anche divisi dalla stessa passione. Interpretato da Enzo De Caro, Eleonora Ivone, Mirco Petrini, Marina Viro e Felice Andreasi, Lultimo rigore fotografa nei suoi molteplici aspetti luci ed ombre del mondo del pallone, dalle giocate esaltanti agli interessi miliardari, dallattaccamento alla maglia del cuore al dramma della droga vissuta dai giocatori più deboli, proprio come accade a Marco, uno dei protagonisti della fiction. Troppo facile e scontato il gioco dellidentificazione, perciò più che ispirarsi a calciatori famosi e gli esempi di giocatori schiavi del doping non mancano di certo- il regista punta sui valori personali. In questo caso spiega Martino attraverso il calcio volevamo recuperare la dimensione romantica della vita. Ed anche lesperienza di una piccola società di provincia che assurge al massimo campionato di calcio nazionale mi sembra una felice intuizione la cui attualità è evidente nellattuale campionato di serie A. E il riferimento, ovviamente, è al Chievo, la squadra rivelazione di questanno che ha messo in ginocchio le società miliardarie. Nella nuova fiction, dunque, ritroviamo due volti noti come Enzo De Caro ( tra breve lo vedremo protagonista della miniserie Padri) e Mirco Petrini, al suo primo ruolo da protagonista. Padre e figlio, ma diametralmente allopposto. La storia inizia dagli ultimi minuti di una partita di calcio di serie A dove lo zero a zero viene sbloccato dal gol di Marco (Petrini), un ragazzino di 17 anni al suo esordio nella massima divisione. Il giovane ha la stoffa del fuoriclasse ma è anche il figlio dellallenatore della squadra, Carlo Corsi (De Caro), profeta di un calcio moderno e spettacolare. Oltre ad avere rapporti difficili con la sua ex moglie (Marina Viro), Carlo non vede di buon occhio la carriera calcistica di Marco. I rapporti tra i due si fanno sempre più difficili e, per paura di non reggere lo stress e la fatica, Marco inizia ad assumere sostanze dopanti. In un crescendo di incomprensioni reciproche, una domenica padre e figlio litigano furiosamente e, nella foga della colluttazione, Marco cade sul terreno riportando gravi lesioni ad una gamba. Il responso è drammatico, la carriera del ragazzo è finita, per di più il padre viene esonerato dalla squadra dopo le accuse della stampa e dei tifosi. Marco inizia la riabilitazione ma rifiuta di vedere il padre che, nel frattempo, è distrutto dai sensi di colpa. Dopo tanti guai familiari e crisi professionali, Carlo decide di tornare al suo paese natio e riparte da zero allenando la Stella, portandola dalla C2 alla serie B. Un altro successo, quindi, ma intanto Marco è alla deriva. Sarà Giovanna, la madre, a dire a Carlo come stanno le cose: lui ha distrutto la vita del figlio, lui la deve rimettere in piedi. Girato in varie località e campi sportivi, tra Brescia, Torino e Roma, il regista ha scelto per le riprese delle scene più prettamente calcistiche i campi lombardi. Da un lato per la disponibilità cortese dei presidenti di quelle squadre precisa il regista dallaltra per un mio richiamo nostalgico allaltro film, Lallenatore nel pallone che ho realizzato sul mondo del calcio nel 1985. Ma qual è stata la fatica più grande nel girare Lultimo rigore? La risposta di Sergio Martino non si fa attendere: Tenere a freno gli slanci agonistici di attori e comparse che sul campo non volevano mai smettere di giocare a calcio, nemmeno nelle pause tra un ciak e laltro.      
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